Rebus funivia, a Tursi arriva l’ad di Doppelmayr. Ferrante: “L’unica possibilità è fare una variante”
Genova. Sarà direttamente l’amministratore delegato di Doppelmayr a trattare col Comune di Genova il destino del progetto della funivia per Forte Begato, una delle maggiori grane per la giunta Salis dal punto di vista politico e amministrativo. “Stiamo aspettando un appuntamento, la mia segreteria lo sta concordando – fa sapere l’assessore alle Infrastrutture Massimo Ferrante -. Il passaggio non è ancora avvenuto non per mancanza di volontà, ma perché dobbiamo inserirci nelle loro finestre temporali”.
La volontà dell’amministrazione, nonostante l’ostilità dei comitati e di una parte della maggioranza, è ormai ben chiara: barattare l’originario progetto della funivia sul Lagaccio – già appaltato per 40,5 milioni di euro e tecnicamente pronto a partire – con un’alternativa lontana dal centro abitato che tenga conto dell’esistenza della cremagliera di Granarolo. Ma adesso bisogna fare i conti con l’oste, cioè con l’appaltatore: “Ne discuteremo con loro, la risposta potrà essere molto positiva o molto negativa“, ammette Ferrante.
Per il gruppo austriaco, che ha vinto l’appalto con la propria società italiana insieme a Collini, l’opzione migliore sarebbe realizzare l’opera già approvata: da Principe a Forte Begato con una stazione intermedia in via Bari, così come concepita da Bucci e portata avanti da Piciocchi. Ma l’assessore è netto: “Non accetteremo mai una funivia sul modello del Lagaccio, questo per noi è un punto fermo. Noi proponiamo una soluzione intermedia“.
L’idea – ormai è noto – è una funivia in versione ridotta che parta da Granarolo in modo da avere un interscambio con la cremagliera. Di per sé l’impianto mini avrebbe un valore molto inferiore, fatto che a Doppelmayr potrebbe risultare indigesto. “Ma il costo in realtà non sarà la metà – sostiene Ferrante – perché coi soldi avanzati si fanno le opere accessorie, compreso l’adeguamento delle banchine della cremagliera, e il collegamento per arrivare al nodo di via Fanti d’Italia”. Lavori e impianti che, secondo Tursi, potrebbero rientrare nello stesso appalto, purché rimanga chiaro che l’oggetto principale dovrà restare una funivia: “Gli uffici mi hanno dato per certo che non ci sarebbero problemi“.

L’ultimo tratto della cremagliera di Granarolo
La trattativa vera e propria, insomma, partirà nei prossimi giorni. E non è detto che vada a buon fine. L’azienda sarebbe già pronta a chiedere i danni in caso di stop, per una cifra ben superiore ai 4 milioni di penali previsti dal contratto.
Del resto, secondo la sindaca Salis e il suo assessore non ci sono alternative: “L’unico strumento politico serio che abbiamo è proporre una variante al progetto. L’opzione zero non esiste, significa far partire i lavori sul Lagaccio. Se invece fermiamo tutto e decidiamo di pagare le penali milionarie, la prospettiva di un procedimento per danno erariale ha probabilità altissime. L’avvocatura ce lo ha confermato”. Nella galassia della sinistra ambientalista e dei comitati non tutti la pensano così, ma Ferrante su questo punto è cristallino: “Io non ho mai commesso nessun reato in vita mia e non voglio essere condannato. Non mi interessa se c’è lo scudo penale, la condanna resta”.
I dubbi di chi si oppone a questa soluzione – tra cui i presidenti di municipio Colnaghi e Cosso – riguardano l’impatto ambientale dell’opera, che insisterebbe comunque sul versante con una serie di piloni, ma anche l’effettiva utilità. Anche per questo il Comune sta cercando di aggiungere carne al fuoco al di là della valorizzazione dei forti, nel cui ambito la funivia ha ottenuto un finanziamento dal ministero della Cultura. La scorsa settimana la sindaca Salis ha parlato di parco sportivo e percorsi downhill con la possibilità di sfruttare i due mezzi di trasporto come impianti di risalita. L’obiettivo generale è rendere attrattiva la zona non solo per i turisti, ma soprattutto per i genovesi.
E se il confronto con Doppelmayr non avesse l’esito sperato? Per ora, se anche ci fosse un ulteriore piano B, non viene dichiarato. “Se troviamo un accordo – scherza Ferrante – qualcuno dirà che abbiamo fatto il miracolo“