Basilicata

Peppe Voltarelli racconta il Festival delle Appartenenze

Nel dialogo tra lingue madri e dialetti, Peppe Voltarelli racconta il Festival delle Appartenenze a Corigliano Rossano


Torna a Corigliano Rossano uno dei momenti culturali ed artistici più interessanti dell’estate: Il Festival delle Appartenenze – La Città Dei Luoghi. Il Festival delle appartenenze, giunto alla sua quarta edizione, sotto la direzione artistica di Peppe Voltarelli coadiuvato da Anna Corcione, si svolgerà stasera 4 e domani 5 settembre 2025 di fronte alla Torre Sant’Angelo.

Il cast di queste due serate di primissimo livello per la cultura e canzone, vuole celebrare, riflettere ed indagare le radici, le tradizioni e l’essenza culturale delle comunità dando voce a musica e poesia. Tra versi, melodie e narrazioni, la Città di Corigliano-Rossano diventa luogo d’incontro e di dialogo interculturale, dove la memoria si rinnova ed al contempo costruisce un grande ponte tra passato e futuro. Difendere le differenze culturali significa promuovere la pluralità come ricchezza, stimolando il rispetto reciproco e la ricerca di nuove chiavi di lettura per l’abitare ed il sentire comune.

Il 4 settembre ad esibirsi saranno Elena Ledda (Sardegna), Franco Arminio (Campania) e Mario Incudine (Sicilia), con la partecipazione del direttore artistico Peppe Voltarelli (Calabria). A condurre la serata il presentatore Rai Radio Uno Duccio Pasqua. Il 5 settembre aprirà la seconda serata del Festival delle appartenenze Sarita Schena (Puglia/Argentina) e chiuderà Peppe Voltarelli.
Con piacere abbiamo raggiunto proprio il direttore artistico del Festival delle Appartenenze, Peppe Voltarelli, per farci raccontare questa edizione e parlare dei temi principali.

Come sarà questa edizione del Festival delle Appartenenze 2025?

«Questa edizione sarà caratterizzata da un focus sulle musiche del sud Italia e delle isole maggiori con un tema centrale fortemente voluto con in primo piano il dialogo interculturale e il ruolo dell’arte, della musica e della poesia nella costruzione di una nuova individualità mediterranea. Sarà una grande festa di parole e musica dove tutti i dialetti e le lingue madri avranno come unico obiettivo il dialogo e la convivenza.

Ci sarà un cartellone davvero ricco con nomi del calibro di Franco Arminio, intellettuale e poeta campano, che ha fatto del vivere il territorio uno dei suoi cardini. Ci saranno due grandissimi artisti come Mario Incudine, che racconta e canta la Sicilia in maniera straordinaria in giro per l’Italia per il mondo, Sarita Schena che ha creato un progetto di grande levatura culturale nato in Puglia, ma con influenze argentine che merita veramente tanta attenzione. Oltre a loro due ci sarà anche Elena Ledda, una splendida mezzosoprano sarda che ha deciso di cantare in lingua sarda da ormai 30 anni».

Ci sarai anche tu con un tuo concerto, vero?

«Si ci sarò anche io. A condurre e coordinare ci sarà Duccio Pasqua di Radio Rai 1, cosa di cui sono molto contento, autore e voce del Mangiadischi in diretta tutti i giorni su Radio1, a testimoniare come la radio dia voce alla canzone d’autore, alla musica delle radici e ai progetti culturali 360°. Voglio ringraziare il sindaco Flavio Stasi e il Comune di Corigliano Rossano per la fiducia che ripongono in questo festival e per lo sforzo fatto per promuoverlo. Spero si possa fare anche un’edizione invernale e continuare a raccontare con la poesia e la musica le nostre tradizioni che non hanno paura del futuro».

Stiamo vivendo un periodo molto oscuro, quanto credi sia importante la cultura e soprattutto quella popolare?

«Credo che il ruolo degli artisti e degli intellettuali, in questo momento, sia quello di indirizzare il lavoro verso la ricerca, la qualità delle proposte e la dedizione. Oggi un artista è anche un uomo che deve essere pronto a prendere posizioni su grandi temi come il lavoro, la pace, la guerra e l’economia, come diceva il grande Giorgio Gaber libertà è partecipazione».

Come possiamo coniugare tradizione ed innovazione?

«Tradizione e innovazione convivono in maniera perfetta nei progetti artistici votati alla ricerca e alla qualità. La passione che vive nella memoria esprime il suo massimo valore nella modernità, che vuol dire coraggio di inventare e di immaginare strade nuove e praticabili dove il messaggio scava in profondità e non si ferma allo spettacolo. Il suono di una chitarra battente, la voce arcaica di un canto sacro o una poesia camminano insieme a ritmo contemporaneo alla rivoluzione digitale e alla velocità per questo rappresentano la guida ideale per raccontare il presente».

Appartenenza e identità, sembrano diventate le parole d’ordine molto usate, che però rischiano di essere svuotate. Tu come le intendi?

«Appartenenza per me vuol dire passione, amore per la terra, per gli uomini, la propria cultura e per tutte le culture, mentre Identità vuol dire qualcosa vicino alla verità e all’autenticità. Questi valori se coniugati a un atteggiamento di apertura e disponibilità al dialogo rendono le comunità più ricche e più solide. Ovviamente non si può fare a meno di notare che spesso queste parole si trasformino in spettacolo ed esibizione alcune volte di scarsissima qualità, ma questo è normale. Proprio per questo noi dobbiamo lavorare per far crescere l’interesse per progetti di valore internazionale che parlano a cuore aperto e hanno anche il coraggio di raccontare l’appartenenza e l’identità con ironia e spregiudicatezza».

“Credere che ovunque è possibile una grande vita, ma se la fai nel tuo paese non stai facendo solo la tua vita, stai tenendo in vita anche gli altri, anche se non lo sanno” è una citazione di Franco Arminio, che sarà ospite di questa edizione. Che emozione ti trasmette?

«Franco Arminio è uno dei simboli della nuova scena culturale italiana e il suo festival La Luna i Calanchi che si fa ad Aliano in Basilicata l’esempio di una riflessione molto seria sul senso dei piccoli borghi e le aree interne. Franco, oltre a essere un grande poeta, è una persona che ha saputo creare attorno a sé un gruppo di lavoro fantastico, dove il sud emerge come un luogo vivo, propositivo e in finale economicamente, attivo per questo lui sarà il nostro festival anche per testimoniare questo suo percorso creativo. Sono contento di questo edizione del festival perché sono riuscito a mettere insieme la Sicilia la Puglia, la Sardegna, la Basilicata e la Calabria con artisti che le raccontano compassione e proietta verso il domani».


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