Veneto

Zaia propone i braccialetti elettronici per i recidivi

Il tema dei borseggi a Venezia torna con forza al centro del dibattito pubblico dopo una serie di episodi che hanno fatto il giro del mondo. La città lagunare, da tempo sotto pressione per l’attività di gruppi organizzati dediti a furti e scippi, vive un’estate segnata da un aumento di episodi che colpiscono soprattutto turisti, anziani e persone con difficoltà motorie.

A riportare l’attenzione sul fenomeno è stato, a metà agosto, un episodio avvenuto nei pressi di Santa Maria del Giglio. Una turista statunitense è stata derubata del portafoglio da una giovanissima borseggiatrice di 13 anni. La donna è riuscita a bloccare la ragazza, ma l’intervento ha innescato una colluttazione conclusa con l’aggressione alla vittima, poi finita in ospedale. Il video dell’accaduto, rilanciato sui social, ha superato i tre milioni di visualizzazioni e ha contribuito ad alimentare la percezione di una città in balia dei ladri.

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è intervenuto chiedendo misure più incisive. Secondo il governatore, il borseggio non può più essere considerato microcriminalità, ma un fenomeno radicato che si intreccia con dinamiche di criminalità organizzata. Per contrastarlo ha proposto l’introduzione del braccialetto elettronico per i borseggiatori recidivi, uno strumento basato sulla georeferenziazione in grado di segnalare eventuali violazioni delle restrizioni imposte. L’obiettivo sarebbe garantire controlli in tempo reale e facilitare l’intervento delle forze dell’ordine.

Il dibattito si inserisce in un contesto normativo complesso. Molti dei soggetti coinvolti nei borseggi sono minorenni e quindi non perseguibili, spesso inviati a rubare da reti familiari. Inoltre, la Riforma Cartabia ha introdotto l’obbligo di querela della parte offesa per procedere in giudizio. Nel caso dei turisti, spesso presenti in città per poche ore, la difficoltà di sporgere denuncia e di partecipare a un eventuale processo riduce ulteriormente la possibilità di perseguire i responsabili.

Parallelamente agli episodi di cronaca, si moltiplicano le proteste dei residenti. Nei giorni scorsi un gruppo anonimo ha appeso un grande lenzuolo bianco in calle de la Mandola, tra San Marco e Rialto, ribattezzando ironicamente la via “Calle pickpocket”. L’azione, che richiama i tradizionali “nizioleti” veneziani, ha voluto denunciare la quotidianità dei furti e la frustrazione di chi vive e lavora nel centro storico.

Secondo i dati più recenti, dall’inizio dell’estate sono stati fermati circa 120 borseggiatori, ma il fenomeno continua a manifestarsi con regolarità. Le bande, in molti casi composte da giovani donne e adolescenti, agiscono soprattutto nelle aree turistiche più frequentate. Non si tratta di gruppi isolati: collegamenti con reti internazionali sono stati segnalati anche in altre città italiane come Milano, Roma e Firenze, oltre che in località europee come Barcellona.

La proposta dei braccialetti elettronici, presentata come possibile deterrente, si inserisce dunque in un quadro in cui sicurezza, turismo e giustizia si intrecciano. i detrattori della proposta, però, parlano di “proposta elettorale”, data la vicinanza delle prossime consultazioni, evidenziando le difficoltà “tecniche” già presenti oggi per l’adozione del braccialetto elettronico nei casi di stalking o “codice rosso”.


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