Se il figlio pubblica un video offensivo con lo smartphone, a pagare sono i genitori: una sentenza esemplare spiega perché educare i propri figli all’uso del digitale è ormai obbligo giuridico, oltre che morale

La Corte d’Appello di Campobasso, con sentenza depositata il 25 agosto scorso, ha confermato la responsabilità dei genitori per l’illecito commesso dal figlio undicenne, autore della pubblicazione su YouTube di un video ritraente un coetaneo e accompagnato dalla didascalia “bambino handicappato” durante il trasporto scolastico in un comune del Molise.
L’episodio, denunciato dai genitori del minore coinvolto come vittima, ha portato a una richiesta di risarcimento sia per danno non patrimoniale sia per danno patrimoniale. I giudici hanno riconosciuto quello non patrimoniale nella misura già quantificata in primo grado, mentre hanno ridotto il danno patrimoniale a 1.305,81 euro, somma corrispondente alle sole spese documentate per il sostegno psicologico.
Valutazione della Corte e criteri di responsabilità
La Corte d’Appello, chiamata a pronunciarsi dopo il giudizio di primo grado che aveva già riconosciuto il diritto al risarcimento, ha confermato la sussistenza di responsabilità ex art. 2048 c.c. dei genitori del minore autore della pubblicazione. Secondo i magistrati, il comportamento degli adulti non è risultato idoneo a escludere la culpa in educando e in vigilando, soprattutto in relazione all’uso di strumenti digitali come lo smartphone. I giudici hanno sottolineato che fornire un dispositivo connesso alla rete a un minore comporta l’obbligo di una adeguata educazione sia sui rischi sia sulle conseguenze legate alla condivisione di contenuti online.
Nessuna delle prove fornite dalla difesa è stata ritenuta sufficiente a dimostrare l’adozione da parte dei genitori di misure preventive efficaci o di specifiche restrizioni sull’uso del telefono. La Corte ha osservato che la contestazione della dinamica dei fatti — limitata inizialmente a un ridimensionamento degli eventi piuttosto che a una vera e propria smentita — e la mancata contestazione tempestiva degli stessi hanno rafforzato la presunzione di responsabilità genitoriale. Ulteriormente, sulla scorta degli accertamenti della Polizia Postale, è stata confermata la titolarità dell’account YouTube al minore che aveva pubblicato il video.
Conseguenze risarcitorie e principi ribaditi
In accoglimento parziale dell’appello dei genitori, la Corte ha rideterminato il solo ammontare del danno patrimoniale — riconoscendolo nella cifra documentata di 1.305,81 euro per spese psicologiche — ma ha confermato il danno non patrimoniale a 7.950,02 euro, alla luce del disturbo post-traumatico subito dalla vittima, accertato attraverso consulenza tecnica. Inoltre è stato ribadito che la presenza di un quadro di fragilità precedente nella vittima non esclude, ma al contrario amplifica, la responsabilità degli autori dell’offesa.
La sentenza mette in rilievo come, secondo la giurisprudenza consolidata, la sola consegna di strumenti tecnologici a minori senza un controllo e una educazione mirata espone i genitori a risarcimenti per danni causati a terzi. L’obbligo educativo non può essere depotenziato dalla diffusione sociale di tali strumenti: “la responsabilità dei genitori ex art. 2048 c.c. non è attenuata dalla precoce emancipazione dei minori frutto del costume sociale”, hanno ricordato i giudici, confermando il principio secondo cui l’educazione digitale rientra a pieno titolo nei doveri familiari e può essere oggetto di valutazione in giudizio.
Source link