È a tutti gli effetti una forma di violenza sessuale
Le associazioni femministe abruzzesi intervengono sul clamoroso caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”, scoperto e chiuso negli ultimi giorni dalla polizia postale, nel quale migliaia di uomini condividevano senza consenso foto delle proprie partner, ritratte in atteggiamenti più o meno intimi.
All’interno del gruppo vi erano diversi uomini provenienti dall’Abruzzo,
L’associazione Donn’è, il Collettivo Zona Fucsia, Presenza Femminista, Coop. Be Free e collettivo Patate Bollenti nel denunciare la violenza del gruppo Facebook “Mia Moglie” definiscono quanto accadeva al suo interno “una pratica gravissima che rappresenta a tutti gli effetti una forma di violenza sessuale, in quanto viola la libertà, la dignità e l’autodeterminazione delle donne”.
“Il consenso è la base imprescindibile di ogni relazione: significa che ogni persona deve essere libera di scegliere se, come e quando condividere la propria immagine o il proprio corpo. Senza consenso, non c’è amore, non c’è rispetto: c’è solo violenza” scrivono in una nota congiunta le femministe abruzzesi invitando chiunque riconosca in questo meccanismo una forma di abuso a rivolgersi ai centri antiviolenza, che offrono supporto gratuito e riservato, anche nell’eventuale percorso di denuncia.
Queste le parole dell’avvocata Francesca Di Muzio, vicepresidente di Donn’è: “Le donne devono potersi sentire supportate, ascoltate, non giudicate e informate correttamente sulle forme di tutela a loro disposizione. Per questo l’invito è a rivolgersi ai centri antiviolenza della regione Abruzzo. Allo stesso tempo, ribadiamo la necessità urgente di costruire una cultura antisessista e femminista, capace di smontare le radici di queste pratiche tossiche e criminali”.
“Quello che emerge da questa vicenda è l’ennesima conferma di quanto le donne vengano ancora considerate proprietà, corpi a disposizione, strumenti di piacere da esibire e scambiare. Non si tratta di “goliardia”, ma di violenza. Serve una presa di coscienza collettiva: la dignità delle donne non è negoziabile, e solo attraverso un impegno diffuso nell’educazione al consenso e al rispetto possiamo cambiare davvero questa società” dichiara invece Benedetta La Penna (Collettivo zona Fucsia, componente Commissione pari opportunità Regione Abruzzo).
Esiste infine un tema grave e annoso relativo alla mancata tutela online, come sottolineano le attiviste della rete di promozione sociale Presenza Femminista e del Cav Casa donne Marsica, Marielisa Serone D’Alò e Daniela Senese: “È un fatto che decine di migliaia di persone siano iscritte a gruppi, su piattaforme come Telegram e Facebook, simili a quelli al centro delle recenti polemiche. È un fenomeno noto da tempo: molte donne avevano denunciato l’esistenza di quello spazio ora chiuso e di altri sia a Meta che alla polizia postale, spesso senza ottenere risposte concrete. In alcuni casi, si sono sentite dire che tali contenuti non violavano le normative delle piattaforme.
Questa situazione mette in evidenza un problema oggettivo: la nostra società contemporanea mostra un profondo spirito misogino, dove il sopruso e l’uso del corpo delle donne vengono tollerati, mentre la loro tutela come persone sembra non essere una priorità”.
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