Veneto

un campionato da lacrime e sangue con l’elmetto bene in testa

Hellas Verona, si ricomincia senza piangere per le cessioni passate.

Evviva!
Finalmente ci siamo, il campionato di calcio è cominciato, la serie A ha dato il calcio d’inizio.
Venerdì mattina (22/08), ho aperto il giornale e controllato le ipotetiche formazioni delle venti squadre della prima giornata. Devo ammetterlo, ho faticato a comprendere che stava per iniziare il massimo torneo calcistico italiano.

402 giocatori, dalla Francia al Brasile, dalla Germania alla Nigeria, il 66% dei calciatori della stagione 2025/2026 non potrà indossare la maglia Azzurra.
Povero Gattuso, auguri per la sua avventura sulla panchina della Nazionale.

Con undici propietà estere (tra fondi d’investimento e famiglie d’oltreoceano), cosa si può pretendere? Perché i fratelli Hartono con il loro Como (nessun italiano in campo contro la Lazio), dovrebbero pensare all’Italia? “È la globalizzazione, bellezza”, per citare un famoso film.

Tralasciamo però questo discorso ormai trito e ritrito che sa di qualunquismo e veniamo al campo; in particolare quello di Udine, dove è andato in scena il derby del triveneto.
Udinese e Hellas Verona si sono divise la posta con un 1 a 1 che a conti fatti, per quanto visto sul campo può accontentare tutti.

Sostengo da sempre che servono almeno dieci giornate per comprendere l’andamento che avranno le diverse squadre e di conseguenza il campionato ma mi sento già di potermi sbilanciare: la difesa dei Gialloblu è decisamente migliore dello scorso anno.

Lo ammetto, sono tre quelli che non ha pianto per le cessioni di Coppola, Ghilardi e Tchatchoua (quest’ultimo a quella cifra lo avrei accompagnato pure io oltre la Manica). I primi invece, hanno dimostrato qualcosa solo nell’ultima parte dello scorso anno e restavano comunque i centrali della difesa più perforata. Quindi si, Allison, Nunez, Ebosse e Cham, benvenuti.

Ecco, le note positive finiscono lì, manca assolutamente un centrocampista in grado di costruire il gioco e una attaccante che la butti dentro. Giovane, il brasiliano ha talento e volontà ma non è un numero 9 da doppia cifra.

Comunque si sapeva, con il calciomercato aperto fino all’1 settembre, non si avranno mai le rose al completo e ogni commento è abbastanza superfluo. La stessa esaltazione della Cremonese di Davide Nicola e gli sfottò nei confronti del Milan di Massimiliano Allegri, trovano il tempo che trovano.

Vorrei sommessamente ricordare che il Napoli campione d’Italia, perse 3 a 0 proprio a Verona nella prima giornata del 2024. Predicare calma e sangue freddo è d’obbligo e rimandare ogni giudizio un dovere.

Stessa cosa farò proprio per l’Hellas Verona e il mercato della Presidio Investors; La squadra deve salvarsi e i giocatori arrivati fino a questo momento sono in linea con l’obiettivo. Rimane effettivamente l’amaro in bocca ai tifosi, non si è mai visto insediarsi una nuova proprietà e non presentarsi con almeno un grande acquisto. Perfino il tanto vituperato Maurizio Setti, portò Daniele Cacia, Luca Toni e Saviola alla corte degli Scaligeri.

Sostengo il concetto dell’investire con parsimonia ma forse la proprietà americana non ha ancora compreso che una squadra di calcio porta valore economico in base ai risultati sportivi. Galleggiare nella parte bassa della classifica o peggio retrocedere, non sono sinonimi di buona pubblicità.

Il calcio inteso come business e marketing deve andare di pari passo con i successi. Far conoscere il brand Hellas al di fuori delle mura di Verona (vi è un mondo, checché ne dica Shakespeare), ha una unica strada… Permanenza nel massimo campionato e l’Europa (prima o poi).


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