Bologna, 160mila euro alle scuole per educazione alla parità: scoppia la polemica politica
Educazione alla parità tra i generi, rispetto reciproco e prevenzione della violenza di genere. Sono questi i temi al centro dei nuovi progetti destinati alle scuole di Bologna, che riceveranno un finanziamento complessivo di 160.000 euro da parte del Comune, distribuito sugli anni scolastici 2025-2026 e 2026-2027.
Dopo un avviso pubblico rivolto agli enti del terzo settore, Palazzo d’Accursio ha approvato l’elenco delle associazioni capofila ammesse al contributo: Mondodonna (40.000 euro), Casa delle Donne per non subire violenza (36.000 euro), Arcigay Il Cassero (60.000 euro) e Open Group (24.000 euro).
Secondo l’amministrazione comunale, le attività comprendono laboratori creativi, percorsi formativi e iniziative rivolte alle giovani generazioni e alla comunità educante, con l’obiettivo di sviluppare competenze personali e sociali, promuovere le soft skills e diffondere una cultura del rispetto. L’obiettivo dichiarato è garantire a bambini e ragazzi l’opportunità di crescere in una città “stimolante, plurale e accogliente”.
Il Comune sottolinea che queste attività rientrano in un percorso avviato da anni, volto a prevenire comportamenti violenti, educare alle differenze e favorire la parità tra i generi.
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Il contesto: violenza e femminicidi
Il tema è particolarmente sensibile a Bologna e in tutta Italia. I dati diffusi dai carabinieri indicano che, tra maggio 2024 e aprile 2025, nel Bolognese sono stati attivati 1.149 codici rossi, mille in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando erano stati soltanto 119. A questi numeri si aggiungono i 150 dispositivi elettronici di monitoraggio assegnati a stalker, collegati a braccialetti elettronici controllati in tempo reale dalle forze dell’ordine.
Le critiche di Fratelli d’Italia
La decisione ha però acceso lo scontro politico. La capogruppo regionale Marta Evangelisti (FdI) ha accusato Palazzo d’Accursio di “privilegiare iniziative ideologiche, invece di sostenere concretamente scuole e famiglie”, evidenziando come le risorse avrebbero potuto essere destinate a insegnanti di sostegno, edilizia scolastica e contrasto al bullismo.
Sulla stessa linea il consigliere regionale Francesco Sassone, che ha parlato di “laboratori dall’impostazione ideologica, affidati sempre alle stesse associazioni”.
Ancora più dura la posizione dell’eurodeputato Stefano Cavedagna (FdI), che ha definito i fondi “una sorta di Ddl Zan in salsa bolognese”, accusando la Giunta Lepore di destinare soldi pubblici a realtà Lgbt mentre “la città soffre per cantieri, insicurezza e degrado”.
Secondo FdI, la parità e il rispetto dovrebbero essere insegnati “con l’esempio e con il sostegno concreto alle famiglie”, non attraverso progetti considerati di carattere ideologico.
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