Nuoro, 7 agosto 1855: incombe la minaccia del Cholera Morbus
IL CHOLERA MORBUS – Il Cholera Morbus, la terribile epidemia che nella seconda metà del XIX secolo mise in ginocchio il continente italiano, dopo aver mietuto migliaia di vittime lungo tutta la Penisola, fece la sua violenta ricomparsa in Sardegna nel 1855, soprattutto nella zona del Sassarese. Nell’Isola, l’epidemia trovò terreno fertile per una rapida diffusione, favorita dalle precarie condizioni igieniche dei centri abitati e dall’uso di acqua contaminata da vibrioni colerici. La città di Sassari subì il bilancio più pesante, con ben 4784 decessi, e diversi paesi del Logudoro furono gravemente colpiti a causa della scarsa aerazione e della totale assenza di servizi fognari.

Ciriaco Pala, sindaco di Nuoro dal 1851 al 1855
PSICOSI CONTAGIO A NUORO – L’epidemia portò a spostamenti incontrollati di persone in cerca di località salubri, soprattutto dal Sassarese verso il Centro Sardegna, scatenando una grave psicosi da contagio nel Nuorese. I timori si trasformarono in certezze quando, il 7 agosto 1855, il sindaco di Nuoro, canonico Ciriaco Pala, convocò d’urgenza il Consiglio Comunale. All’ordine del giorno vi era la discussione sulle “notizie che si spargono con qualche fondamento, di avere il Cholera Morbus invaso alcune città e villaggi di quest’Isola”. Si trattò di un intervento preventivo e tempestivo. Con poche risorse e mezzi modesti, il sindaco si dimostrò all’altezza della situazione, coordinando gli interventi del Consiglio e dell’Intendente Generale per “preservare questo Comune”.

La chiesa di Valverde
Tra i primi provvedimenti, il sindaco Pala allertò il Maggiore della Guardia Nazionale per sorvegliare i viaggiatori provenienti dal Sassarese e da altri luoghi contaminati. Queste persone venivano sottoposte a un periodo di osservazione di tre o cinque giorni, “salvo che” lo avessero già scontato a Macomer. La sorveglianza fu resa possibile grazie a presidi della Guardia Nazionale che inviavano i casi sospetti alla località di proprietà della chiesa di Valverde per accertamenti, mentre gli individui con casi accertati venivano ricoverati nelle celle del convento francescano in città.

l convento dei Francescani
LA CITTÀ DIVISA IN DUE – Con l’ordinanza n. 131 del 16 agosto 1855, si disponeva che “le persone provenienti da Sassari, Tissi, Ossi, Ploaghe, Torralba e Ozieri, quando si presentano davanti al picchetto di guardia siano inviate con modi cortesi al luogo di osservazione di Valverde […] Le altre persone provenienti da altre località saranno lasciate entrare liberamente”. Successivamente, con l’ordinanza n. 150 del 21 settembre 1855, la città fu divisa in due cordoni sanitari, affidati rispettivamente al dottor Faustino Cannas e al dottor Giuseppe Cottone. La linea di demarcazione era indicata in modo preciso, dividendo l’abitato in una zona a nord e una a sud.

Nuoro, 24 sett. 1855, ordinanza di affidamento delle cure per il colera ai medici Cannas e Cottone
La grande professionalità dei due medici permise di contenere il dilagare del morbo. Le cure, sebbene semplici, erano efficaci e consistevano in esposizioni dei malati a vapori di cloro e disinfestazioni dei locali con calce mescolata a cloruro. Verso la fine di ottobre, i contagi iniziarono a diminuire. Il clima salubre di Nuoro, l’abbondanza di acque sorgive e le decisive precauzioni prese dall’amministrazione locale contribuirono a un drastico calo dell’epidemia.
QUARANTA DECESSI – La fine dell’emergenza sanitaria fu confermata il 5 novembre, quando l’amministrazione comunale inviò le chiavi dei locali serviti per il ricovero dei malati al guardiano del convento francescano, accompagnate da una lettera che attestava: “Essendo cessato in questa città il Cholera Morbus“.
La grande paura era finita. Grazie alle misure preventive, Nuoro si salvò in gran parte dall’epidemia, che in città provocò quaranta decessi, un numero significativamente inferiore rispetto alle migliaia di vittime registrate in altri centri dell’Isola.
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