Piemonte

L’ultimo saluto a Vladimiro Zagrebelsky: “La legge la sua unica stella polare”

Commosso saluto a Vladimiro Zagrebelsky stamattina. Amici e colleghi, si sono stretti intorno alla vedova Micia, alla figlie Marta, Irene e Laura, al fratello Gustavo in un ricordo poco formale ma molto affettuoso.

Vladimiro Zagrebelsky è morto martedì sera nella sua casa di Gressoney La Trinitè improvvisamente dopo una passeggiata serale. Quel giorno stesso aveva scritto il suo ultimo editoriale per La Stampa.

Stamattina nella Sala del Commiato nella Casa funebre di Giubileo in corso Bramante erano presenti molti dei protagonisti del mondo della giustizia: Dall’ex procuratore capo Marcello Maddalena, Luciano Violante, Vittorio Corsi, l’ex presidente dell’ordine degli avvocati Carlo Napoli, lo storico Massimo Salvadori, il musicologo Giorgio Pestelli, il direttore de La Stampa Andrea Malaguti.

Ad aprire la cerimonia l’amico storico e compagno di scuola e dí università Carlo Peyron che ha ricordato come la magistratura sia stata per Vladimiro sempre “una stella polare, l’assoluta certezza di essere soggetti solo alla Legge come dice la Costituzione”. Un’amicizia che non è mai venuta meno ed era fatta anche di lunghe camminate serali insieme in collina. E poi Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore di Milano, che ha ricordato l’esperienza comune al Consiglio Superiore della magistratura: nell’81 quando Zagrebelsky dovette redigere la sentenza sui magistrati che erano iscritti alla P2. Poi Laura Tommasi una giovane collega alla Corte Europea dei diritti e Luciano Violante che ha ricordato la fermezza dei suoi editoriali nel conflitto tra politica e magistratura, auspicando che i suoi articoli vengano al più presto raccolti e pubblicati in un volume.

Infine il ricordo commosso da “fratello” di Gustavo Zagrebelsky di tre anni più giovane. “Il giurista in famiglia era Vladimiro- ha detto Gustavo- . Ma voglio qui citare un passo delle Operette Morali di Leopardi sul quale abbiamo spesso riflettuto insieme: “tutto al mondo passa e quasi orma non lascia”. Vladimiro tralasciava quel “quasi” sul quale invece insisto io anche oggi per dire che mio fratello continuerà a vivere nel ricordo di tutti noi”.


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