Il vertice in Alaska e il nodo dei territori: ecco cosa vuole davvero Putin
“L’attesissimo incontro tra me e il presidente russo Vladimir Putin avrà luogo venerdì prossimo 15 agosto in Alaska. A seguire ulteriori dettagli“. Così, nella tarda serata italiana e con un messaggio postato sul social Truth, Donald Trump ha messo fine alla ridda di indiscrezioni sul luogo destinato a incontrare il vertice tra i due leader sull’Ucraina. Stabilito giorno e sede dell’incontro, e mentre il consigliere del capo del Cremlino Yuri Ushakov fa sapere che a Mosca già ci si prepara a un successivo summit “in territorio russo“, l’attenzione si sposta sui contenuti della proposta che Putin presenterà ufficialmente al tycoon.
L’offerta del presidente della Federazione, riporta in queste ore il Wall Street Journal, sarebbe stata anticipata mercoledì scorso durante il suo colloquio con l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff, volato nella capitale russa poche ore prima della scadenza dell’ultimatum Usa sulle nuove sanzioni contro Mosca. Il quotidiano americano cita funzionari europei e ucraini secondo i quali l’ex spia del Kgb avrebbe chiesto “importanti concessioni territoriali da parte di Kiev e un impegno per il riconoscimento globale delle sue rivendicazioni” in cambio del cessate il fuoco.
Nello specifico Putin avrebbe dichiarato di essere pronto a far tacere le armi se l’Ucraina accetterà di ritirare i suoi soldati da tutta la regione orientale del Donbass. Una richiesta che se accolta da Kiev assegnerebbe ai russi il controllo di Donetsk e Lugansk, così come la penisola di Crimea. Come sottolinea il Wall Street Journal, la Russia controlla gran parte di tali regioni nell’est dell’Ucraina, ma le forze ucraine sono comunque presenti in ampie porzioni degli stessi territori, incluse città chiave in cui hanno stabilito delle roccaforti. La proposta di Putin non chiarisce poi cosa accadrebbe alle regioni meridionali di Zaporizhzhia e di Kherson in parte occupate dalle truppe russe.
Per informare gli alleati della mossa di Mosca, l’amministrazione Trump ha organizzato una serie di telefonate con i partner europei. I funzionari informati dalla Casa Bianca tra mercoledì e giovedì avrebbero però espresso opinioni contrastanti sulle intenzioni del leader russo. Non è dunque chiaro se il Cremlino intenda congelare le attuali linee del fronte oppure ritirarsi dalle regioni dell’Ucraina meridionale. Altrettanto incerti rimangono i dettagli sullo scambio di territori ventilato dal presidente della Federazione e cosa l’Ucraina otterrebbe effettivamente.
Al primo dei colloqui telefonici con gli alleati del Vecchio Continente avrebbe partecipato Trump assieme a Witkoff, al vicepresidente J.D. Vance e al segretario di Stato Marco Rubio. Il capo della Casa Bianca non avrebbe invece partecipato ad una seconda telefonata a cui però si sarebbe unito il suo inviato per l’Ucraina, Keith Kellogg. In una terza sessione avvenuta nella giornata di ieri, Witkoff ha riferito ai funzionari europei che la proposta russa prevederebbe due fasi. Nella prima, dovrebbero essere congelate le linee del fronte e l’Ucraina dovrebbe ritirarsi da Donetsk. Nella fase successiva, Putin e Trump dovrebbero concordare un piano di pace definitivo da sottoporre al negoziato col presidente ucraino Zelensky.
Una fonte ucraina che ha partecipato alla telefonata con Trump ha dichiarato che Kiev non è contraria “in linea di principio ad alcuna proposta” ribadendo però che il prerequisito per qualsiasi ulteriore mossa rimane il cessate il fuoco. Non è passato inosservato il fatto che la proposta russa non affronta la richiesta di garanzie di sicurezza più volte espresse dall’Ucraina, inclusa l’adesione alla Nato. Putin avrebbe affermato che il suo governo sarebbe disposto ad approvare una legge in cui verrebbe messo nero su bianco l’impegno di Mosca a non attaccare l’Ucraina o l’Europa. Witkoff ha riferito ai partner europei che l’offerta del Cremlino dimostra un suo “genuino movimento verso la pace“.
Cbs News riporta intanto che durante l’incontro con l’inviato della Casa Bianca il presidente russo gli avrebbe consegnato un'”onorificenza” da far recapitare a un alto funzionario della Cia, Juliane Gallina, il cui figlio ventunenne è stato ucciso in Ucraina nel 2024 mentre combatteva assieme ai soldati della Federazione.
Gallina è il vicedirettore per l’innovazione digitale presso l’Agenzia di Langley. Ad aprile scorso la Cia aveva rilasciato una dichiarazione in cui si sosteneva che la morte del giovane americano, affetto da problemi di salute mentale, non rappresentava una questione di sicurezza nazionale.
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