Economia

Asilo alla donna irachena divorziata che rischia di perdere la custodia dei figli

Ha diritto all’asilo la cittadina irachena divorziata che rischia di perdere nel suo Paese la custodia dei figli, perché, in base a una legge, il padre è il loro tutore. LaCassazione ha così accolto il ricorso della donna alla quale era stata concessa laprotezione speciale, ma non la protezione rafforzata garantita dall’asilo.

Il Tribunale – pur prendendo atto, in generale, della condizione delle donne in Iraq sulla base delle Country of origin information (Coi) aggiornate, in particolare con riferimento alla libertà di movimento e alla violenza di genere e alle forme di discriminazione  nel valutare il diritto di asilo della donna, si è soffermato solo sulla generale situazione socio-economico-politica dell’Iraq e sui rapporti della ricorrente con la famiglia dell’ex marito. “Derubricando” questi ultimi come «riferiti a meri rapporti privati». Né i giudici avevano valutato il rischio dei gravi danni che la ricorrente poteva subire nella sua situazione, proprio in considerazione dei racconti considerati credibili. A dimostrazione del “clima”, la donna aveva riferito che, il 28 settembre del 2024, il fratello, che l’aveva aiutata a fuggire dall’Iraq con i figli, era stato ritrovato privo di vita, apparentemente in seguito a un suicidio, ma con indagini in corso per appurare le effettive cause della morte.

Le molte criticità della vita delle donne

Il Tribunale aveva, poi, esaminato la situazione del paese di origine, evidenziando le molte e significative criticità della vita delle donne. Era, tra l’altro, emerso «che la legge e la consuetudine non rispettano la loro libertà di movimento; che la legge impedisce a una donna di richiedere un passaporto senza il consenso del suo tutore maschio o di un rappresentante legale; che sono discriminate in numerosi settori del diritto, anche in caso di divorzio e con riguardo all’affidamento dei figli». Per legge, infatti, «il padre è il tutore dei figli, ma un tribunale può concedere a una madre divorziata la custodia dei suoi figli fino all’età di 10 anni, estendibile fino all’età di 15 anni, dopodiché i figli possono scegliere con quale genitore desiderano vivere». Lo stesso Tribunale ha richiamato poi la tradizione deimatrimoni forzati e precoci.

Elementi che, per la Suprema corte, dovevano indurre i giudici di merito a non escludere la maggiore protezione dello status di rifugiato.


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