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Istruzione in carcere: Miur stanzia 25 milioni, Antigone teme uso improprio | Il Fatto Quotidiano

“Se i venticinque milioni stanziati per le scuole in carcere dal ministero dell’Istruzione non vengono finalizzati rischiamo che finiscano ad essere usati per posti letto”. A usare queste parole, alla notizia del decreto firmato dal ministro Giuseppe Valditara per “potenziare l’offerta formativa rivolta agli studenti in condizioni di fragilità o restrizione”, è il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. Se da una parte, in linea di principio, l’intento di viale Trastevere è nobile perché “vuole una scuola capace di adattarsi alle esigenze di tutti, compresi coloro che si trovano in ospedale e in carcere, attraverso ambienti di apprendimento innovativi e percorsi su misura”, dall’altra chi si occupa da anni delle garanzie dei diritti dei detenuti ha un occhio critico nei confronti di queste misure a pioggia.

“Spesso il ministero dell’Istruzione è succube delle scelte dell’amministrazione penitenziaria. In questo quadro c’è il rischio che i fondi destinati alle scuole se non dettagliati finiscano nel capitolo generico del carcere. Chiariamoci: per cosa saranno usati questi soldi? Per l’edilizia scolastica entro le mura? Per l’innovazione? Per la didattica? Spesso durante le nostre visite negli istituti penitenziari abbiamo trovato aule adoperate per far dormire le persone”, spiega Gonnella a IlFatto Quotidiano.it.

Secondo i dati a disposizione di Antigone, nell’anno scolastico 2023–2024 sono stati erogati 1.711 corsi scolastici (primo e secondo livello), con 19.250 persone iscritte (di cui 8.965 straniere). La percentuale di promossi si è attestata al 43,9 %. Riguardo agli spazi per la formazione, al 15 marzo 2024, su 189 istituti penitenziari 164 (86%) hanno fornito dati relativi agli spazi destinati all’istruzione o alla formazione. Sono stati censiti 627 spazi formativi, di cui 365 attivi e 262 inattivi. Sempre nel 2023, circa il 34% dei detenuti erano inseriti in percorsi formativi, con il 45% di essi che conseguiva la promozione; meno del 3 % risultava iscritto all’Università.

“C’è un altro problema che Valditara dovrebbe tenere in considerazione dialogando – sottolinea il presidente di Antigone – con il ministero della Giustizia: ai detenuti iscritti ai corsi va garantita la continuità scolastica. Oggi assistiamo spesso a “sfollamenti” che non tengono conto dei percorsi fatti dalle persone e nemmeno del lavoro degli insegnanti”. A Gonnella piacerebbe che quei soldi fossero destinati anche alla formazione dei docenti che vanno in carcere. Infine, il tema università. Nell’ultimo rapporto sulla condizione della detenzione, Antigone scrive: “Sui cinquanta Istituti penitenziari in cui sono presenti più di dieci iscritti a corsi universitari, secondo la Conferenza dei Rettori degli atenei solo 14 dispongono di “sezioni dedicate” per gli studenti, ovvero camere o reparti adeguati allo svolgimento dello studio e locali comuni, la cui assegnazione avviene ove possibile sulla base di decisioni prese dalla direzione dei singoli istituti. Di queste quattordici, dieci sono sezioni diurne e notturne, mentre quattro solo diurne, ossia il cui accesso è limitato alle sole ore di studio e attività”.


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