Maturità, stretta sull’orale: verso un decreto contro la “scena muta” e nuova struttura del colloquio
In un’intervista di metà luglio, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha chiarito che il provvedimento servirà a evitare l’uso dell’esame come strumento di protesta: “Non si prendono in giro gli insegnanti, si rispetta il loro lavoro, si rispettano i compagni”. La linea è netta: chi si presenta all’orale e decide di non rispondere “per non collaborare” dovrà ripetere l’anno. Tempistiche già delineate: varo entro fine estate e applicazione dal prossimo anno scolastico, con effetti sulla maturità 2026.
La riforma dell’orale: più centralità a maturità, autonomia e argomentazione
Relativamente all’assetto dell’esame, il ministro ha anticipato il recupero della denominazione “esame di maturità” e una revisione del colloquio orale per misurare non solo conoscenze e competenze, ma anche responsabilità, autonomia e capacità argomentativa dello studente.
I due scritti resteranno, mentre l’orale punterà a un’impostazione più multidisciplinare, utile a certificare la “maturazione complessiva” e a valorizzare i percorsi, dalle competenze trasversali all’educazione civica. L’impianto prende le mosse anche dai casi registrati nelle ultime settimane: episodi di “scena muta” che, con l’attuale normativa, non hanno impedito il conseguimento del diploma quando il punteggio minimo è stato raggiunto grazie a crediti e prove scritte.
Reazioni: proteste studentesche e dubbi applicativi
Prime critiche dalle organizzazioni studentesche, che giudicano la misura una risposta repressiva incapace di intercettare il disagio emerso durante gli orali.
Tra docenti e dirigenti emergono posizioni articolate: esigenza di tutelare il valore dell’esame, ma anche richiesta di distinguere i casi di protesta da quelli legati ad ansia o fragilità emotive. Sul piano tecnico, esperti segnalano che l’intervento richiederà un adeguamento del quadro normativo che oggi disciplina il punteggio dell’esame, con ricadute operative non banali per le commissioni.
Dalla maggioranza, invece, arriva l’orientamento a “chiudere la falla”: “Comportamenti di questo tipo non saranno più possibili”, ha ribadito Valditara, annunciando una riforma dell’esame coerente con l’idea di regole chiare e rispetto del lavoro delle commissioni.
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