Salute

come si organizza un torneo di tennis vincente, l’esempio di Bergamo

Vent’anni fa era solo un’idea. Oggi è una realtà nel panorama del tennis internazionale. Il torneo ATP Challenger di Bergamo ha costruito la sua identità, trasformandosi nel tempo da semplice evento locale a pilastro del circuito. Dopo due decenni di sfide e crescita costante, è oggi il secondo Challenger più longevo d’Italia, superato solo da quello di Cordenons (Roma). Un traguardo che non passa di certo inosservato: nell’edizione 2025, in programma dal 16 al 23 novembre al Chorus Life, il torneo riceverà un prestigioso riconoscimento ATP nell’ambito del programma “Heritage”, pensato per celebrare gli eventi più storici e significativi del tour. Una lunga maratona di tennis che ha tra i suoi grandi protagonisti Marco Fermi, direttore e organizzatore del torneo.

Quanto è importante questo premio e cosa rappresenta per il torneo e per la città di Bergamo?
È un riconoscimento molto importante perché arriva dopo vent’anni di duro lavoro, anni in cui ci sono stati momenti difficili, nei quali sarebbe stato facile mollare tutto e invece abbiamo resistito. E ora possiamo dire che sta diventando uno dei Challenger più riconosciuti a livello mondiale. Per la città di Bergamo è senza dubbio un’ottima vetrina: episodi come il colpo spettacolare di Dustin Brown, finito sulle televisioni di tutto il mondo, o i successi di giovani talenti diventati top player come Jannik Sinner o Holger Rune, hanno portato visibilità e orgoglio. Quest’anno con la consegna di questo premio, a cui verrà data visibilità mondiale, sarà ancora più amplificato.

Qual è stata la sfida più difficile da affrontare in questi vent’anni?
Senza dubbio il periodo post-Covid. Nel 2020 abbiamo comunque giocato, anche se non abbiamo potuto disputare la finale, mentre nel 2021, per non saltare l’edizione, abbiamo cambiato data, passando da febbraio a novembre, ed è nato un nuovo corso autunnale. Perdere la nostra data significava rischiare di sparire, ma abbiamo trovato soluzioni, cercato sedi alternative, mantenuto viva la collaborazione con sponsor e partner. Poi c’è stata la chiusura improvvisa del palazzetto che ci ha spiazzati, costringendoci a spostarci a Rovereto. Riuscire a garantire la continuità è sempre stata la nostra priorità ed esserci riusciti è una grande soddisfazione.

Tra le difficoltà c’è sicuramente anche quella di dover rispettare gli standard imposti dall’ATP. Come sono cambiati nel corso degli anni?
L’ATP ha alzato l’asticella con criteri sempre più rigorosi: dalle palestre con una corretta warm-up area per l’allenamento dei giocatori prima e dopo la partita, ai campi con superfici identiche sia per il riscaldamento che per il match vero e proprio, fino agli hotel di qualità. L’ATP sta richiedendo livelli molto alti anche ai Challenger, ma a volte si dimentica che i budget sono molto diversi rispetto ai circuiti maggiori. Noi comunque ci siamo adeguati. Quest’anno avremo quattro campi uguali, due al Chorus Life e due al circolo Città dei Mille. Tutto questo comporta investimenti, energie, ma serve per stare al passo con tornei di livello superiore. Ora dobbiamo pensare a come dare il miglior risalto possibile alla premiazione perché anche questo evento dovrà rispettare certi standard.

Quanto è importante il supporto delle istituzioni e degli sponsor?
È fondamentale. Senza l’appoggio delle amministrazioni e di sponsor storici – e nuovi – non potremmo garantire questa qualità. Quest’anno alcune realtà si sono aggiunte, attratte dalla nuova location prestigiosa e dal fatto che stiamo vivendo un momento d’oro del tennis. La grande attenzione mediatica di cui gode oggi questo sport rende più facile farsi ascoltare. Ma senza le relazioni costruite in questi anni, nulla sarebbe stato possibile.

I grandi nomi passati da Bergamo sono molti. Quanto pesa questo sul valore e sulla reputazione del torneo?
Tantissimo. Abbiamo visto esordire giocatori che oggi sono nella top 10 mondiale, primo fra tutti Jannik Sinner (vincitore nel 2019, ndr), Matteo Berrettini, Holger Rune e Jack Draper. Se guardiamo agli italiani, non tutti hanno vinto, ma la gran parte è passata da qui, tra cui Andreas Seppi, Simone Bolelli o Lorenzo Sonego. Questo sicuramente influisce molto sia sui giovani tennisti che sui media, gli sponsor e gli spettatori. Un altro aspetto molto importante per il prestigio del nostro torneo è la sua data: il fatto di giocarsi a inizio o fine stagione lo rende un’occasione cruciale per raccogliere punti pesanti. La data, più del montepremi, spesso determina la qualità del tabellone.

L’edizione di quest’anno inaugurerà la nuova sede del Chorus Life. Ci saranno novità dal punto di vista organizzativo?
Assolutamente sì. Introdurremo ufficialmente la chiamata automatica “Hawk-Eye Live”, eliminando i giudici di linea. È una novità importante, che allinea Bergamo ai grandi tornei internazionali. Per la prima volta ci sarà anche il biglietto a pagamento, almeno per le sessioni pomeridiane, mentre la mattina l’accesso resterà gratuito per invogliare la partecipazione. Da un punto di vista promozionale invece l’obiettivo è aumentare il più possibile la visibilità anche a livello nazionale e internazionale. Per questo abbiamo stretto accordi con Tennis Talker per realizzare una trasmissione quotidiana su YouTube, un vero e proprio salottino, con interviste a giocatori, sponsor e ospiti. E poi lavoreremo molto anche sui social, sul sito ufficiale, sulla comunicazione.

Infine, quale futuro immagina per il torneo di Bergamo?
Un futuro in crescita. Se continuiamo a investire sulla qualità, sulla comunicazione, sulle relazioni istituzionali e commerciali, Bergamo potrà diventare un punto di riferimento sempre più centrale nel circuito Challenger. L’obiettivo è quello di fare un salto ulteriore, ma intanto vogliamo consolidare ciò che abbiamo costruito fino a qui.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »