E se i dazi alla Svizzera fossero un’opportunità per il cioccolato italiano?
I dazi americani per la Svizzera sono più del doppio rispetto ai nostri, e il settore del cioccolato ne sarà particolarmente colpito: sarà un bene per i nostri produttori?

L’agroalimentare italiano ha già espresso le sue preoccupazioni e sugli effetti che i dazi del 15% che gli Stati Uniti imporranno all’importazione di prodotti italiani avranno sulle aziende, ma c’è chi potrebbe essere messo peggio di noi, e sono proprio i nostri vicini di casa.
L’amministrazione Trump ha previsto tariffe più che doppie per la svizzera, introducendo dazi del 39%: se per prodotti di lusso potrebbero non essere un problema -un americano che può permettersi orologi e gioielli svizzeri probabilmente non farà caso agli aumenti, per quanto sostanziali- referenze di uso più comune come cioccolato e caffè potrebbero subire un impatto molto maggiore, da cui potrebberp beneficiare i prodotti made in Italy.
I guai per il cioccolato svizzero in USA
Nel settore della chocolaterie, l’impatto sarà notevole. Roger Wehrli, direttore dell’associazione svizzera dei produttori di cioccolato Chocosuisse, ha affermato che la tariffa del 39% verrebbe trasferita sui prezzi, causando perdite drastiche per molti membri del gruppo negli Stati Uniti.
Anche l’apprezzamento del franco svizzero rispetto al dollaro USA aggrava la situazione, portando l’aumento effettivo dei prezzi a quasi il 55%, e il peso maggiore ricadrà sulle piccole e medie imprese, che a differenza di giganti come Lindt & Sprüngli e Barry Callebaut (che hanno stabilimenti negli Stati Uniti), producono esclusivamente in Svizzera.
Wehrli sottolinea un altro problema legato alla produzione: “se vuoi che il tuo cioccolato sia etichettato come svizzero, allora deve essere prodotto in Svizzera. È un segno di qualità sul mercato internazionale, perciò se non è più di origine svizzera perderai i tuoi clienti”. Un esempio è quello di Toblerone, che ha dovuto cambiare la sua etichetta da “cioccolato svizzero” a “fondato in Svizzera” dopo aver spostato parte della produzione.
Una situazione che potrebbe giovare a un mercato già in crescita come quel del cioccolato italiano all’estero, che ci ha visti nel 2023 nella top five degli esportatori con 867 mila tonnellate di prodotto inviato fuori dall’Unione Europea, e che proprio verso gli USA ha visto un aumento del 17,8% nel 2024.
Anche il settore del caffè non è immune dalle stesse dinamiche. Sebbene Nestlé, uno dei maggiori colossi svizzeri dei beni di consumo, produca oltre il 90% di ciò che vende negli Stati Uniti localmente, limitando l’impatto diretto dei dazi sui prodotti di largo consumo come il caffè istantaneo o l’acqua in bottiglia, la situazione è diversa per il suo popolare marchio Nespresso. Le macchine da caffè e le capsule Nespresso sono interamente prodotte in Svizzera e poi esportate in tutto il mondo, rendendole vulnerabili a potenziali aumenti di prezzo.
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