Società

Le emozioni sono una forza o una debolezza?

Le emozioni sono una forza o una debolezza?

Il Dubbio del Mese
di Leonardo Tassoindice articoli

Agosto 2025

Ci hanno insegnato a controllarle, a non lasciarci sopraffare, a tenerle distinte dalla razionalità come se appartenessero a due territori opposti: quello caotico dell’istinto e quello ordinato del pensiero lucido. Le emozioni, nel senso comune, sembrano appartenere alla sfera del disordine, della fragilità, qualcosa da tenere a bada per poter decidere, agire, vivere in modo “maturo”. Ma è davvero così?
Provare emozioni è spesso associato alla vulnerabilità. Lacrime, esitazioni, slanci improvvisi, paure che paralizzano o entusiasmi che confondono. Tutto questo rischia, agli occhi di molti, di renderci meno efficienti, meno affidabili. Nel mondo del lavoro, ad esempio, si esalta la “freddezza” come qualità positiva, sinonimo di professionalità. Ma non è forse un paradosso che si chieda all’essere umano di essere meno umano per essere più “adatto”?
Eppure, le emozioni sono parte integrante del nostro modo di conoscere, di reagire, di orientarci nel mondo. Un’intuizione, un moto di empatia, una tensione interiore: non sono forse queste forme di intelligenza che sfuggono alle griglie della logica formale, ma che spesso ci guidano con sorprendente precisione? Cosa accade quando ignoriamo ciò che proviamo? Che tipo di distorsione subisce la nostra percezione della realtà?
La cultura occidentale, per lungo tempo, ha opposto la ragione al sentimento. Ma se la ragione analizza, le emozioni ci mettono in relazione. Se il pensiero distingue, l’emozione connette. Quale delle due facoltà, allora, ci rende più umani? O forse non è questa la domanda?
Esistono emozioni che paralizzano, certo. Ma esistono anche emozioni che smuovono montagne. La paura può bloccare, ma anche avvertire. L’amore può ferire, ma anche dare senso. La rabbia può distruggere, ma anche denunciare un’ingiustizia. Dove si colloca dunque il confine tra forza e debolezza? È nella natura dell’emozione o nel modo in cui la attraversiamo?
E ancora: se reprimiamo ciò che sentiamo per apparire forti, stiamo davvero diventando più forti? O stiamo solo creando una corazza che ci isola da noi stessi e dagli altri? In un tempo che premia la lucidità, la prestazione, l’adattamento, che spazio resta per la fragilità? Ma, soprattutto, è davvero la fragilità a rendere fragili?
Il dubbio rimane sospeso: le emozioni ci rendono instabili o ci rivelano autentici?
Ci portano fuori strada o ci riportano a casa?
Sono da domare o da comprendere?
E se le emozioni non fossero né forza né debolezza?
Le emozioni non si possiedono, ma ci spingono, ci frenano, ci scuotono. E nel farlo, ci rivelano.
Chi, allora, vuole essere solo “forte”?
Chi, davvero, desidera non sentire più nulla?

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