Abruzzo

Autore del Chietino per la quarta volta tra i finalisti del premio Fabrizio De Andrè


Un traguardo importante quello raggiunto da Matteo Farge, cantautore e autore abruzzese, di Guardiagrele ma cresciuto nella Marsica. Per la quarta volta è tra i finalisti del Premio Fabrizio De André, sezione poesia, diventando così l’unico autore italiano ad aver raggiunto questo traguardo in quattro edizioni distinte.

Tra le centinaia di opere sottoposte, solo dieci accedono alla finale. Il Premio è articolato in due sezioni: una dedicata alla canzone d’autore, l’altra alla poesia. Farge sceglie quest’ultima, ma con un approccio originale: invia i testi delle sue canzoni, privi di musica, come se fossero poesie.

Versi nati per essere cantati, che si reggono da soli sulla pagina e vengono riconosciuti per il loro valore letterario.

Un risultato che riapre un quesito mai risolto del tutto – una domanda che parte dalle immense opere di Fabrizio De Andrè fino ad arrivare al recente Nobel per la letteratura assegnato a Bob Dylan: quando un testo di una canzone riesce ad affermarsi tra le poesie, è poesia o resta canzone?

Questo nuovo riconoscimento arriva a pochi mesi dalla pubblicazione del suo romanzo breve, “Giotto – 7 caffè su un altro pianeta” (Edizioni Il Viandante), che affronta in modo crudo e senza mezzi termini, temi come adolescenza, bullismo, disagi psichici e vita di provincia.

Il libro è stato presentato ufficialmente a Roma presso il Palazzo del Campidoglio, ma sta proseguendo il suo percorso nei bar di provincia e nelle periferie, con incontri pensati per restare vicini alle persone e ai luoghi da cui trae ispirazione.

Con la sua scrittura – che sia in musica, in versi o in prosa – Farge continua a muoversi tra i vari linguaggi, mantenendo sempre al centro la parola, nella sua forma più autentica e viscerale.

Di seguito il testo finalista: parole nate come canzone ma riconosciute come poesia, dal titolo “Credo”:

Credo nella bandiera sul culo delle api

ai gatti e alle cicale

ai grilli e ai calabroni

alle tasche dei pantaloni

 

Credo nelle piante e ai cani dietro ai cancelli

all’erba e alle formiche

al cinguettio degli uccelli

al Nobel per la dinamite

 

Io credo ai topi e nel formaggio

ai rosari del mese di maggio

all’accendino e alla sua scintilla

all’acqua minerale e alla camomilla

 

Io credo ai cori delle chiese

alle pettegole del paese

al dentifricio e all’acqua calda

ai defibrillatori sulla spiaggia

 

Credo nelle olive e all’olio del motore

e che centoventi minuti fanno due ore

Credo nel cemento armato

e nel legno già tarlato.

 

Io credo alla ruggine e alle fontane

alla nicotina e ai fili di rame

ai santini dentro ai portafogli

e credo a te… Quando ti spogli.

 


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