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Netanyahu non cede alle proteste. Oggi il via libera all’occupazione

Nazioni Unite, Unione europea, famiglie degli ostaggi, i vertici dell’esercito, analisti, funzionari e osservatori vari. Tutti contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo piano di occupazione di Gaza. Critiche, proteste e accuse che sembrano però inutili perché lui tira dritto, non accenna a cambiare idea e ha convocato per oggi pomeriggio il gabinetto di sicurezza che dovrebbe approvare definitivamente la totale occupazione militare della Striscia di Gaza. Un piano, che secondo le indiscrezioni potrebbe durare tra i 4 e i 5 mesi, parzialmente già in atto, visto che già ieri mattina è stato diramato l’ordine di evacuazione in diverse zone del quartiere di Zeitoun, a Gaza City, con i residenti “invitati” a muoversi verso Sud e a raggiungere la zona umanitaria di al-Mawasi. Un anticipo di quello che potrebbe accedere a breve su larga scala.

Eppure il pressing su Netanyahu non cala, anzi. Se l’Onu ha definito l’operazione “catastrofica” e la Ue ha chiesto ufficialmente di fermarla, cresce la fronda interna nonostante i tentativi di silenziarla. Su tutte, l’opposizione dell’Idf, l’esercito israeliano. Dopo lo scontro tra Bibi e il generale Zamir, che ha fortemente sconsigliato di dare il via all’operazione, la polemica resta fortissima. Il gabinetto del premier ha fatto sapere che l’Idf obbedirà agli ordini, come confermato dal ministro della Difesa Israel Katz: “È diritto e dovere del capo di Stato maggiore esprimere la propria posizione nelle sedi appropriate ma una volta prese le decisioni dai vertici politici, l’Idf attuerà con risolutezza e professionalità quanto deciso, come è avvenuto in tutti i settori, fino al raggiungimento degli obiettivi di guerra”, ha detto, precisando che “devo garantire che queste cose vengano portate a termine, e così sarà”. Ma sono molte le autorità militari contrarie. “Decine”, secondo fonti israeliane, ritengono pericolosa per l’esercito, inutile dal punto di vista pratico e autolesionista per quanto riguarda gli almeno 20 ostaggi ancora in vita nelle mani di Hamas da quasi due anni. Israel Ziv, maggiore generale in carica ed ex capo della direzione delle operazioni dell’Idf, tra gli altri attacca: “La Striscia di Gaza è già occupata. Hamas non controlla la Striscia. È in clandestinità. Non combatte, non ha i mezzi per opporre resistenza. Abbiamo creato le condizioni per un cambio di governo ma a questo punto, non si tratta di un’operazione militare. È politica senza logica militare”, ha detto.

Dura l’opposizione in parlamento, con il leader Yair Lapid che attacca: “Ho detto al premier Netanyahu che occupare Gaza è una pessima idea, non si intraprende un’azione del genere se non si ha la maggioranza della popolazione alle spalle. Pagheremo un prezzo troppo alto”. Disperato l’appello dei parenti degli ostaggi che hanno organizzato un’altra manifestazione di protesta contro il governo a Tel Aviv. Dani Miran, padre di Omri, ancora nelle mani di Hamas, si appella direttamente a Netanyahu: “Se la guerra riprende lì, sarà la condanna a morte per mio figlio, se non è già morto. Lo uccideranno, e il suo sangue sarà sulle mani dei leader responsabili. Un marchio d’infamia accompagnerà le loro famiglie per generazioni”.

Un coro di critica arriva anche dalla comunità internazionale, anche dal punto di vista mediatico. Stanno facendo il giro del Web le immagini diffuse da fotografi giordani al seguito degli aerei che lanciano aiuti sulla Striscia, che mostrano la differenza tra il prima e il dopo.

Devastazione, distruzione e desolazione, in uno scenario quasi spettrale dopo ventidue mesi di conflitto. E questa situazione, potrebbe essere soltanto l’inizio. Oggi il probabile via libera definitivo al piano di occupazione della Striscia. Cosa rimarrà dopo, oltre alle macerie, è difficile da immaginare.


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