Sicilia

Crisi Oda, la strategia per il risanamento: «Darà in affitto il ramo sanitario»

I circa 300 lavoratori dell’Opera diocesana di assistenza (Oda) non sono mai stati pagati nel 2025. Con sette stipendi arretrati la promessa del pagamento di almeno una mensilità è appesa all’accredito delle somme erogate da Asp per l’acconto del terzo trimestre 2025. Una situazione ormai divenuta insostenibile, tanto che Oda indirà «un bando per l’affitto del ramo d’azienda sanitario, a tutela degli assistiti e dei lavoratori e in continuità con la missione di ispirazione ecclesiale della Fondazione».A dirlo sono l’arcivescovo di Catania Luigi Renna e il presidente del Consiglio di amministrazione, l’avvocato Adolfo Landi.

Dopo mesi di attesa viene dunque reso noto il punto centrale della strategia per il rientro dalla pesante posizione debitoria: far valere la convenzione con Asp, da oltre 16 milioni di euro l’anno, per gestire separatamente l’attività ordinaria dal risanamento. L’obiettivo è affidare tutto a «un soggetto specializzato nella gestione di strutture sanitarie e dotato della necessaria solidità finanziaria, che permetta a tutti i dipendenti di percepire un regolare stipendio», anche a garanzia degli attuali 1.500 assistiti, spiegano. Renna e Landi, in attesa di individuare il possibile soggetto partner, assicurano che tutto dovrebbe concludersi «in tempi brevi».

I debiti dell’Opera diocesana di assistenza

Il debito di Oda, come riferito da Landi, è di circa 45 milioni di euro, in gran parte nei confronti dell’Erario e con una quota consistente verso le banche. La nota non aggiunge nulla di nuovo a quanto detto da Landi nei mesi passati: si ripropone la visione delle difficoltà di questi mesi come strettamente legata al costo del lavoro dal 2023, con l’adeguamento al nuovo contratto collettivo con «aumento salariale del 16% e riconoscimento retroattivo delle spettanze», a fronte di rette da Asp aumentate «solo del 3,5%».

Con ritardi sistematici nei pagamenti degli stipendi, non tutti i lavoratori sono stati disposti a sottoscrivere un accordo per dilazionare i pagamenti in tre anni: molti hanno fatto valere le proprie ragioni con decreti ingiuntivi, e conseguenti pignoramenti all’ente. Da qui, spiega Oda, un aggravamento dei problemi di liquidità con «un costo aggiuntivo, rispetto al passato, di circa 6 milioni», a cui si sono aggiunte negli ultimi mesi decine di dimissioni per giusta causa.

Una ricostruzione duramente contestata dai sindacati, in particolare da Usb Lavoro privato, i cui iscritti sono scesi in piazza in più occasioni in questi mesi di estreme difficoltà sottolineando come i lavoratori stiano pagando «debiti non loro». Del resto, scrivono Renna e Landi, l’operazione d’affitto è considerata fattibile perché «il ramo di attività sanitaria dell’Oda è oggi redditizio e anche molto ambito», mentre i problemi «risiedono soprattutto nell’enorme debito accumulato negli ultimi decenni».

Per approfondire la Fondazione Oda ha indetto una conferenza stampa per giovedì 7 luglio negli uffici di via san Nullo, 23 alle 10,30. Seguirà una riunione con i sindacati alle 12 e il giorno dopo, alle 15, ci sarà una riunione con i dipendenti, sempre nella sede di via San Nullo.

Vent’anni di difficoltà finanziarie e gestionali

Dei “guai” finanziari dell’Oda si dibatte da un ventennio: già nel 2004, quando era amministrata da monsignor Alfio Santo Russo, si registravano i primi ritardi, anche di mesi, nell’erogazione degli stipendi ai lavoratori, allora oltre 700. La situazione precipita una decina di anni dopo: il debito accumulato sfiora i 60 milioni di euro. L‘arcidiocesi di Catania, da cui la Fondazione dipende, chiede aiuto a Roma dopo le proteste dei lavoratori, arrivati ad occupare la Cattedrale.

Papa Francesco invia come uomo di fiducia Alberto Marsella e l’ente, nel frattempo divenuto Fondazione, propone un percorso simile all’attuale: se oggi si pensa all’affitto del ramo d’azienda sanitario, dieci anni fa si pensava a una più radicale cessione. L’operazione non andò in porto, anche per le somme da dover corrispondere all’erario (stimate in 5 milioni di euro).

Nei mesi seguenti il rapporto di fiducia tra l’arcivescovo Salvatore Gristina e il Cda guidato da Marsella viene meno e al suo posto, siamo nel 2017, viene nominato l’avvocato Adolfo Landi come commissario straordinario, ruolo mantenuto fino a giugno di quest’anno. La vicenda passa però anche per la Giustizia, con l’apertura a luglio 2018 di una indagine – poi archiviata – per peculato inerente a varie operazioni, tra cui l’affitto da un altro ente della diocesi della sede di via Galermo. A giugno di quest’anno la fine del commissariamento e la nomina del CdA: a guidarlo c’è ancora l’ex commissario Landi.




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