Lazio

il 2025 gela gli affitti transitori a Roma

Un anno fa andavano a ruba. Oggi faticano a trovare inquilini. A Roma, come nel resto d’Italia, gli affitti transitori stanno perdendo appeal. E la colpa, ancora una volta, è dei prezzi.

A raccontare il cambio di rotta è l’ultimo report di Immobiliare.it Insights, che fotografa un 2025 molto diverso dall’anno precedente. Se il 2024 era stato l’anno d’oro per gli affitti brevi ma non brevissimi — quelli della durata minima di 30 giorni e massima di 18 mesi — oggi la tendenza si è capovolta.

E anche la Capitale, che sembrava resistere meglio di altre città, registra un segno meno: –7% la domanda nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024.

Una flessione che, in città come Firenze (–41%) e Venezia (–37%), ha assunto proporzioni drammatiche. Ma il fenomeno è generalizzato, e coinvolge anche Napoli, Verona, Palermo. A Roma, la decrescita è più contenuta, ma comunque significativa, soprattutto se si guarda cosa c’è dietro: un’impennata dei costi.

Dal 2024 al 2025 i canoni richiesti per gli affitti transitori sono saliti del 23%, portando la media al metro quadro da 17,1 a 21,1 euro. Un aumento che fa della Capitale la terza città in Italia per rincaro dei prezzi, superando perfino Milano, dove la crescita è stata contenuta al 6%.

Ma cosa sta succedendo? Perché gli affitti transitori, un tempo soluzione ideale per studenti, lavoratori fuorisede e professionisti in trasferta, ora faticano a ingranare?

«Il segmento degli affitti transitori, come tutto il mercato delle locazioni in Italia, sta attraversando una fase di contrazione – spiega Luke Brucato, Chief Strategy Officer di Immobiliare.it Insights –. Dopo l’exploit degli ultimi anni, oggi si registra un ritorno d’interesse verso l’acquisto della casa, percepito come una scelta più sicura nel lungo periodo».

Un mix tra canoni sempre più alti e una minore stabilità economica starebbe dunque spingendo molti a rivedere le proprie priorità: da un lato, cresce l’attenzione per formule abitative più stabili e meno costose; dall’altro, la competizione con i contratti turistici e i prezzi sempre più selettivi restringono il pubblico dei potenziali affittuari.

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