Non ci può togliere gli spazi
“Non c’è alcun presupposto legale, il Comune non ci può negare lo spazio”. Il caso della presunta violenza sessuale avvenuta a fine luglio durante il Reno Splash a Marzabotto diventa anche un caso politico. L’associazione Montagna di Suono, organizzatrice del festival reggae, non ci sta ad abbandonare il parco Peppino Impastato, dove da 13 anni va in scena la rassegna musicale, dopo la scelta dell’amministrazione comunale di non concedere più il patrocinio per le prossime edizioni.
Montagna di Suono: “Non ci sono motivi per negare lo spazio”
Nel comunicato diffuso via social, il direttivo è categorico: “Il Comune non può negare lo spazio se non dietro comprovati motivi che non possono riguardare ragioni puramente politiche o retoriche, o accuse che esulano da qualsiasi discrezionalità amministrativa”, ribadiscono i portavoce. “L’Associazione Montagna di Suono non ha santi in paradiso, finanziatori privati o pubblici, ed ha un profilo autonomo e indipendente da ogni dinamica politica locale e nazionale”.
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“Non ci sono più le condizioni”: la sindaca scarica il festival
La sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi, aveva comunicato la decisione durante un Consiglio comunale rispondendo a un’interrogazione del centro-destra. Alla luce dell’aggressione di una ragazza ventenne, avvenuta durante una serata del Reno Splash, per l’amministrazione non c’erano più “le condizioni per continuare a collaborare date le diverse visioni sulla gestione di una situazione grave e complessa”.
Sull’episodio sono ancora aperte le indagini dei carabinieri, che quella notte sono intervenuti nel parco. Il presunto assalitore, un coetaneo della vittima, è stato individuato grazie all’intervento degli organizzatori, che sono stati avvicinati dalla stessa ragazza sotto shock poco dopo la violenza. Come previsto dal protocollo del Codice rosso anti-violenza, la giovane è stata portata subito in ospedale con un’ambulanza per accertamenti.
Cancellare l’ultima serata? “Non c’erano presupposti”
Il direttivo del festival ha deciso di proseguire l’evento ma cancellando il concerto dell’ultima serata e intervenendo dal palco per denunciare pubblicamente l’accaduto. Questo perché, da un lato, sostiene l’associazione, “l’unico organo competente ad attribuire sanzioni era la Legione Carabinieri, allo stesso modo la Polizia municipale” e nessuno “ha ritenuto di sottoporre ad alcuna misura restrittiva né gli organizzatori né l’evento in sé”, prosegue il comunicato.
Dall’altro, “la richiesta di sospensione da parte della sindaca è stata puramente informale e pervenuta fuori dai canali ufficiali, non soggetta a protocollo e senza un previo incontro negli Uffici comunali, proprio perché in assenza di qualsivoglia presupposto normativo”.
La scelta di continuare per denunciare
Da qui la scelta di non fermare il Reno Splash, spiegano dal Montagna del Suono, per “parlarne pubblicamente” e “socializzare quanto abbiamo appreso. Abbiamo scelto di renderlo parte delle discussioni con i nostri volontari di denunciare questo elemento sistemico al nostro pubblico, ai nostri amici, alle nostre famiglie”.
“Nonostante siano evidenti alcune differenze di vedute, riteniamo ovvio e scontato che l’agibilità di un Festival antirazzista e antifascista non possa comunque venire meno proprio per gli stessi valori di libertà e uguaglianza (e di tolleranza delle idee altrui) che l’amministrazione comunale di Marzabotto, specialmente nelle persone della Sindaca e dell’Assessora, dice di sostenere e diffondere”, conclude il comunicato.
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