è mia la colpa. Un viaggio a fumetti nel cuore della band
Nel 2025 si celebra il 45º anniversario della morte di Ian Curtis. Dei Joy Division si è scritto tanto. Libri, saggi, documentari, interviste, film. Eppure mancava qualcosa. Una graphic novel, ad esempio. Una storia disegnata che non fosse semplice biografia, ma scavo emotivo. Che evocasse il vuoto lasciato da Ian Curtis. L’hanno realizzata Lorenzo Coltellacci e Mattia Tassaro con È mia la colpa, edita da Feltrinelli. Attenzione: qualche spoiler c’è, ma tanto la storia la conosciamo già. Solo che qui prende un’altra forma: disegnata, tagliente, silenziosa. Una mappa fatta d’inchiostro, oscurità e voce. Ho incontrato i due autori per farmi raccontare il loro lavoro. Ne è nata una chiacchierata intensa, che ho deciso di restituire nel modo che conosco meglio: nei consueti nove punti di questo blog. Nove titoli dei Joy Division, nove capitoli per ripensare Ian Curtis e la sua ombra. Una cosa tengo subito a dirla: questo volume ha una struttura tanto essenziale quanto geniale.
Cominciamo.
1. Disorder
Un flashforward ci getta nel caos. Ed è solo l’inizio. Il corpo, la scossa, il vuoto. Disorder è la soglia: nessun preambolo, a mancare è il respiro. Lorenzo è netto: “Raccontare la vita di Ian Curtis, e quindi dei Joy Division, in modo ordinato non è possibile. Bisogna subito fare i conti con tantissimi fattori”. Il tono del volume è stratificato, teso, attraversato da fratture continue: la malattia di Ian, il contesto politico e sociale dei sobborghi mancuniani, l’amore precoce che condiziona e la costante voglia di riscatto. È una vertigine senza scampo.
2. Shadowplay
Le ombre sono ovunque. Sui volti, nei muri, nelle stanze. La band si muove, si accende, si sfalda. Mattia ricorda che all’inizio era perplesso: “Fino a quel momento avevo visto solo biopic realistici, quasi didascalici. Qui era diverso: la protagonista era la musica“. L’estetica del progetto apre a mille suggestioni e denota una conoscenza profonda della storia della band. L’uso esclusivo del bianco e nero è una scelta radicale, ma inevitabile: l’unico linguaggio possibile per raccontare i Joy Division.
3. She’s Lost Control
La malattia diventa un elemento che segna profondamente la storia di Ian Curtis e dei Joy Division. Il ritmo è sincopato, come un respiro che si spezza. Nella vita del cantante i silenzi hanno spesso pesato più delle parole, e il progetto lo evidenzia soffermandosi su dettagli che, intrecciati, diventano un racconto unico e inesorabile. Scorrendo le tavole si ha la sensazione di “ascoltare” le atmosfere plumbee della formazione. Un capitolo che lascia pensare al vuoto pneumatico di un futuro che incombe.
4. Isolation
L’isolamento non è un luogo – per Ian – ma uno stato. “Ci siamo tuffati letteralmente in questa storia – racconta Lorenzo – solo così potevamo renderle giustizia”. Il confronto tra i due autori è stato quotidiano: ogni fonte possibile ha alimentato un costante scambio di idee, suggestioni, impressioni. È un progetto autorale fortemente empatico. “Siamo stati l’uno il riferimento dell’altro”, dicono all’unisono. Sintonia che si percepisce scena dopo scena, quasi fosse impressa nell’inchiostro.
5. Transmission
La scintilla non è solo musicale: è emotiva, elettrica, necessaria. Uno degli aspetti più interessanti del lavoro riguarda il metodo con cui è stato portato avanti il volume. La sceneggiatura apre a mille possibilità, lasciando ogni scena libera di respirare. Questo continuo scambio, spiegano gli autori, ha reso il progetto vivo e in evoluzione. “Era come avere una regia aperta – aggiunge Mattia – che ci consentiva di sorprenderci a vicenda e trovare soluzioni sempre più vicine alla poetica dei Joy Division”.
6. Love Will Tear Us Apart
In queste pagine la canzone si carica di nuove sfumature, come se servisse a mostrare che l’amore può essere una cura ma anche una condanna. Curtis, diviso tra due donne, appare sempre più fragile. “Doveva emergere il suo tormento – spiega Lorenzo –: la paura di non riuscire a reggere il peso dell’amore, di non saperlo controllare né collocare dentro di sé”. Un sentimento troppo grande, che in queste pagine diventa ferita aperta.
7. These Days
La pressione sulla band cresce e tutto accade troppo in fretta. Il fumetto è costruito – come detto – nei toni del bianco e nero, una scelta condivisa sin dall’inizio con l’editore. A ben vedere, è una decisione tutt’altro che scontata, ma perfettamente in linea con la storia della band: essenziale, priva di orpelli, tagliente. Anche il numero di pagine è stato contenuto: una lavorazione in sottrazione che, paradossalmente, ha reso l’opera estremamente definita in ogni sua parte.
8. The Eternal
Quel giorno aveva visto in tv La ballata di Stroszek di Werner Herzog; sul piatto del giradischi girava The Idiot di Iggy Pop. Al centro della stanza, la sua ombra rintoccava un tempo divenuto infinito. “Una delle parti più delicate è stata proprio raccontare la morte di Ian – spiega Mattia –. Restituire la sua poetica, anche di fronte alla tragedia, è stata una sfida”. La scena è trattata con un’intensità sobria, scolpita in neri profondi e contrasti netti. La gravità del momento viene restituita con rispetto assoluto, lasciando che siano le immagini e i silenzi, più che le parole, a parlare.
9. New Dawn Fades
È mia la colpa è un viaggio dentro il tormento di Ian Curtis, che ha segnato profondamente i due autori. Un progetto che li ha uniti anche sul piano umano, rafforzando la loro amicizia e il desiderio di continuare a collaborare. Subito dopo l’uscita della graphic novel sui Joy Division hanno infatti dato vita a un nuovo lavoro, sempre per Feltrinelli: Morire non importa. The Cure: le radici del mito. Per loro, questo percorso condiviso è diventato qualcosa che va oltre le pagine: un legame che continuerà a produrre storie.
Come sempre, questo blog si chiude con una connessione musicale: una playlist dedicata, disponibile gratuitamente sul mio canale Spotify. Se ti va, lasciami un commento: su ciò che hai letto, su ciò che hai ascoltato o su quello che i Joy Division hanno rappresentato per la tua formazione musicale. Oppure passa dalla mia pagina pubblica di Facebook, collegata direttamente a questo spazio: lì il discorso continua, tra post, scambi e nuovi spunti. E credimi, da quelle parti se ne leggono – e se ne ascoltano – delle belle.
9 canzoni 9 … dei Joy Division
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