compagna trasferita alla Giudecca, madre resta a Trieste
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L’istanza della difesa è stata accolta. Già oggi la 30enne colombiana Mailyn Castro Monsalvo, accusata di aver ucciso e fatto a pezzi il compagno Alessandro Venier nella villetta di Gemona, potrà lasciare il carcere di Trieste, dov’era stata rinchiusa dopo l’omicidio, per recarsi nella casa di reclusione femminile “Giudecca” di Venezia. Un istituto a custodia attenuata per detenute madri. E’ quanto ha deciso oggi, dopo la convalida dell’arresto, il gip del tribunale di Udine, Mariarosa Persico.
Il giudice ha quindi fatto propria la richiesta arrivata dal legale della donna, Federica Tosel, che aveva chiesto la custodia attenuata per detenute madri di prole inferiore a un anno. “A scanso di equivoci – ha precisato l’avvocato – la bimba di pochi mesi non sarà con lei”.
Il gip non ha invece accolto l’istanza del legale della madre del 35enne, Lorena Venier, per la quale l’avvocato Giovanni De Nardo aveva chiesto gli arresti domiciliari. La 61enne infermiera gemonese, che questa mattina davanti al magistrato è scoppiata in lacrime, riconoscendo il gesto “mostruoso ed innaturale” compiuto, resta nel carcere di Trieste. “La misura cautelare dei domiciliari con braccialetto elettronico – ha evidenziato il suo legale – era stata chiesta non essendoci né pericolo di fuga né reiterazione del reato”.
Intanto emergono nuovi particolari sul conto di Alessandro Venier. Su di lui pendeva una condanna, che stava per diventare esecutiva, e che quindi gli avrebbe impedito l’espatrio, dopo una serie di piccoli reati commessi in tempi diversi. Per questa ragione, avrebbe affrettato il trasferimento definitivo in Colombia.
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