L’energia nel rispetto di tutti: Basilicata grande produttrice
Per costruire un sistema più moderno e sostenibile si deve partire da condivisione e diritti: L’energia nel rispetto di tutti e la Basilicata è già una grande produttrice, ma questo non ha portato lo sviluppo.
La nostra regione non ha mai avuto un rapporto sereno con il nucleare. E non è difficile comprendere per quali ragioni. I fatti di Scanzano Jonico insegnano, l’energia atomica e la sua eredità continuano a suscitare più paure che certezze. Accade soprattutto quando si parla di come trovare un equilibrio tra il bisogno di energia e il rispetto dei diritti delle comunità che vivono nei territori coinvolti. È una questione delicata, che ci riguarda tutti da vicino. In generale, il “rischio zero” non esiste. E nemmeno il cosiddetto nucleare di piccole dimensioni – quello che qualcuno immagina, un giorno, installato vicino alle case – può garantire sicurezza assoluta. Negli ultimi anni si è parlato di nuovi tipi di reattori, anche con tecnologie più avanzate, come l’uso del piombo quale refrigerante. Alcune sperimentazioni sono partite anche in Italia. Ma, nonostante gli annunci e le promesse, risultati concreti non se ne vedono. Si diceva che i nuovi reattori sarebbero stati pronti per il 2030. Oggi, realisticamente, se ne parla per il 2050 – e solo se il nucleare dimostrerà davvero di essere sicuro, affidabile e conveniente arriverà il giorno in cui potrà sedere allo stesso tavolo con le altre fonti energetiche.
LA BASILICATA E IL PARADOSSO DELL’ENERGIA
Nel frattempo, non va dimenticato che la Basilicata è già una grande produttrice di energia. Lo è da tempo. Secondo i dati ufficiali, nel 2023 ha estratto circa 1,1 miliardi di standard metri cubi di gas naturale. È la regione che produce oltre il 70% del petrolio da terra e più del 30% del gas. È anche la prima in Italia per la produzione di gas GPL. Insomma, potrebbe bastare, la Basilicata dà un contributo enorme al fabbisogno energetico nazionale. Ma allora viene da chiedersi: a cosa è servito tutto questo? La regione si è davvero sviluppata? Purtroppo no. Basta guardare i dati sullo spopolamento. Sempre più giovani se ne vanno, e interi paesi si svuotano. Vuol dire che qualcosa non ha funzionato. La promessa di uno sviluppo economico sostenibile è rimasta in gran parte sulla carta. E chi dice che i conti si fanno solo alla fine, forse dimentica che si possono (e si devono) fare anche lungo il percorso. Lo stesso discorso potrebbe essere esteso al nucleare. In più, c’è un altro problema che continua a far paura, è quello riguardante la gestione delle scorie radioattive. In molti temono che, prima o poi, la Basilicata venga scelta come deposito di rifiuti, un cimitero radioattivo per sempre. Ipotesi che, senza una forte opposizione da parte delle comunità locali, non essendo mai stata trovata una vera soluzione al problema, rischia di tornare ciclicamente sul tavolo.
UNA SCELTA COLLETTIVA E NON IDEOLOGICA
Discutere di energia è giusto e importante. È giusto anche evitare posizioni ideologiche e affrontare il tema con spirito scientifico. Ma ci sono dei paletti che non si possono ignorare. Se davvero vogliamo costruire un sistema energetico più moderno e sostenibile, dobbiamo partire dal rispetto dei diritti e degli interessi delle comunità locali. Non si tratta di essere favorevoli o contrari “per partito preso”, ma di mettere al centro le persone, la giustizia sociale e l’equità. Perché ogni scelta energetica ha un impatto concreto sulle vite delle persone. E se si fanno scelte sopra le teste dei cittadini, ignorandone i bisogni e le preoccupazioni, allora vuol dire che qualcosa non va. L’energia è una questione collettiva, non degli interessi di pochi. E solo se tutti saremo coinvolti e rispettati, potremo affrontarla con responsabilità e fiducia nel futuro.
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