Trentino Alto Adige/Suedtirol

Dolomiti, sui sentieri vietati arrivano le barriere per evitare le follie degli irresponsabili – Cronaca



BELLUNO. Troppi escursionisti incuranti dei divieti si avventurano lungo sentieri e vie ferrate interdette per il rischio di nuovi crolli. In Cadore, sulle Dolomiti Bellunesi, un caso emblematico: la via ferrata Berti chiusa ora con una barriera metallica per impedire l’accesso a chi ignora i numerosi cartelli di divieto legati alle ricorrenti frane dalla Croda Marcora, sopra San Vito. Insomma, i cartelli non bastano, tocca impedire fisicamente il passaggio.

Proprio qui, appena tre giorni fa, un escursionista inglese ha dovuto essere recuperato da un elicottero, perché bloccato dalla caduta di sassi dall’alto: ha trovato un punto riparato e ha chiamato i soccorritori che sono intervenuti per portarlo in salvo, mediante l’elicottero.

Pochi giorni prima, c’era stato il recupero di due ragazzi belgi in difficoltà, ma anche la segnalazione di vari passaggi successivi di persone sul tracciato vietato.




Lo scorso anno, in luglio, un’escursionista slovacca fu colpita da una scarica di sassi sulla Croda Marcora, mentre con il compagno percorreva la Cengia del Banco lungo la Ferrata Berti.

Il Club alpino e il Soccorso alpino bellunesi hanno dunque rinnovato l’appello a rispettare i divieti, che non sono istituiti casualmente ma servono appunto a tutelare l’incolumità degli escursionisti così come quella dei volontari che potrebbero essere chiamati a intervenire in caso di emergenza, in queste meravigliose zone dolomitiche particolarmente battute dai turisti in questa stagione.

Appena l’altroieri, il Soccorso alpino ha lanciato anche un appello sui social per ricordare che la ferrata Berti è chiusa, sia da Cortina che da San Vito di Cadore, a causa delle continue scariche di sassi in atto dalla frana della Croda Marcora. L’invito è a diffondere la notizia e anche a promuovere la consapevolezza che questi divieti vanno sempre rispettati.

Il Cai bellunese ha fatto sapere tramite i media locali che anche in altre situazioni a rischio, si rende necessaria la chiusura fisica dell’accesso ai percorsi in quota interdetti, una scelta fatta per evitare che escursionisti sconsiderati mettano in gioco la propria incolumità e quella dei soccorritori.

[foto: Soccorso alpino Belluno]




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