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I dazi su auto e componentistica Ue restano al 27,5%. Svizzeri sotto shock, Ottawa invita: «Buy Made in Canada


Aggiornamento fissato

Operativi i dazi contro oltre 90 Paesi. Canada e Svizzera tra i più colpiti

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato ieri sera l’ordine esecutivo che stabilisce l’importo delle nuove tariffe doganali che interesseranno i prodotti provenienti da decine di Paesi (oltre novanta) che vengono importati negli Stati Uniti, sconvolgendo l’ordine economico globale con queste barriere commerciali, che sono particolarmente proibitive per Canada e Svizzera. La Casa Bianca, che mira a “ristrutturare il commercio globale a beneficio dei lavoratori americani”, ha concesso una proroga di alcuni giorni. Queste nuove tariffe sulle importazioni entreranno in vigore il 7 agosto, e non questo venerdì primo agosto come inizialmente previsto, per consentire alle Dogane americane di organizzarne la riscossione. “L’ordine esecutivo e gli accordi commerciali conclusi negli ultimi mesi violano le regole che hanno regolato il commercio internazionale dalla Seconda Guerra Mondiale”, ha sottolineato Wendy Cutler, vicepresidente dell’Asia Society Policy Institute.

Queste decisioni minacciano di aumentare i costi per le aziende e i prezzi pagati dai consumatori. Rischiano di causare un rallentamento dell’economia globale, malgrado il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) si sia mostrato meno pessimista martedì scorso rispetto a tre mesi fa. I mercati azionari europei hanno aperto in rosso oggi, mentre la maggior parte dei mercati asiatici ha chiuso in leggero calo. Per alcuni Paesi, la nuova situazione non è stata affatto una sorpresa. Il sovrapprezzo previsto dal decreto è quello ottenuto dopo mesi di trattative con Washington, che ha cercato di strappare ai partner quante più concessioni possibili senza subire ritorsioni. L’Unione Europea, il Giappone e la Corea del Sud vedranno i loro prodotti tassati al 15%, mentre il Regno Unito al 10%. L’Ue ha ottenuto anche un’esenzione per settori chiave, ma restano in vigore altre maggiorazioni, come quelle su vino e liquori, i cui esportatori francesi hanno dichiarato oggi di temere “effetti” sull’occupazione. Per altri Paesi sarà una doccia fredda, come la Svizzera, che si troverà ad affrontare un sovrapprezzo del 39%, molto più alto di quanto promesso ad aprile (31%). Il governo federale elvetico ha accolto questa decisione oggi “con grande rammarico”, ma vuole credere in “una soluzione negoziata”. Il Canada vede i dazi doganali applicati ai suoi prodotti aumentare dal 25% al 35%, a meno che non siano coperti dall’accordo di libero scambio tra i tre Paesi nordamericani.

Il primo ministro canadese Mark Carney si è detto “deluso”, ma ha chiesto di “acquistare canadese e diversificare i mercati di esportazione” del suo Paese. Ottawa non ha collaborato per ridurre il flusso di fentanyl e altri farmaci in entrata negli Stati Uniti, secondo la Casa Bianca. Anche Donald Trump ha detto che sarebbe “molto difficile” fare un accordo nel caso in cui il Canada riconoscesse la Palestina, come previsto da Carney. Il sovrapprezzo più elevato riguarda la Siria (41%), seguita dal Laos (40%). Oggi diverse economie asiatiche hanno espresso soddisfazione nel vedere le proprie esportazioni colpite da una maggiorazione inferiore a quella inizialmente proposta da Washington. È il caso della Thailandia, con il 19% rispetto al 36% iniziale, che ha parlato di un “grande successo”. O della Cambogia, con il 19% rispetto al 49% iniziale: Phnom Penh l’ha salutata come “la migliore notizia possibile”.

La Cina, impegnata nei negoziati con gli Stati Uniti per estendere la tregua commerciale fino al 12 agosto, ha denunciato oggi un protezionismo che danneggia “tutte le parti”. Un Paese è sfuggito all’ira di Donald Trump: il Messico ha ottenuto una proroga di 90 giorni, prima di un possibile aumento dei dazi doganali. L’esecutivo americano, tuttavia, ha punito il Brasile all’inizio della settimana. I suoi prodotti, con alcune eccezioni, saranno soggetti a una maggiorazione del 50%, in rappresaglia per l’incriminazione dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, un politico di estrema destra, accusato di aver tentato un colpo di Stato dopo la sconfitta alle elezioni del 2022. Per coincidenza, ieri una Corte d’appello federale di Washington ha iniziato a esaminare un ricorso, per determinare se Donald Trump abbia ecceduto i suoi poteri costituzionali imponendo queste maggiorazioni senza l’approvazione del Congresso. L’avvocato dei querelanti, alcune piccole imprese e una dozzina di Stati americani, ha denunciato in particolare “un’acquisizione di potere senza precedenti da parte di un presidente negli ultimi 200 anni”.

I dazi su auto e componentistica Ue restano al 27,5%

L’ordine esecutivo emanato ieri dall’amministrazione Trump negli Usa, che riconduce al 15% i dazi sulla maggior parte delle importazioni dalla Unione europea, lascia ancora fuori – almeno per ora – il settore delle auto e delle componenti per l’auto, sottoposto attualmente a dazi del 27,5%, nonostante fosse inteso fare parte dell’accordo politico sui dazi al 15% raggiunto domenica scorsa: E’ quanto si apprende da Bruxelles.

Come ha affermato stamattina dal commissario europeo al commercio, Maros Sefcovic, l’ordine Usa è “un primo passo” della attuazione degli accordi raggiunti. La Commissione Ue assieme agli Usa continua a lavorare per finalizzare una dichiarazione congiunta, come era stato concordato domenica scorsa. (fonte immagine: European Union).


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