Kim Hiorthøy – Ghost Note: Glitch da salotto e melodie per strumenti immaginari :: Le Recensioni di OndaRock
Dopo undici anni dall’ultimo lavoro “Dogs” e a venticinque dall’esordio “Hei”, il norvegese Kim Hiorthøy, sound-artist attivo tra musica per teatro, danza e cinema, torna con un’opera sommessa, comfy, progettata per sembrare suonata da un ensemble in carne e ossa. Negli undici sketch di “Ghost Note” si ascoltano fiati, pizzicati, percussioni metalliche (“Melody Set”), come se fossero frammenti di scarto, residui poetici. L’immaginario è quello di un piccolo concerto casalingo: un gruppo di artisti raccolto in un loft che, con gentilezza, esplora riduzionismo, poliritmie e talvolta atonalità (“Wish Walk”), senza mai trasformarli in dogmi. Ogni suono è ovattato, carezzevole, ed emotivo come uno Steve Reich intento a sussurrare dichiarazioni d’amore (“Computer Music”).
L’impressione è quella di un gesto suonato, ma che inganna. L’indeterminazione, infatti, è la chiave per esplorare questa materia sonora: è eseguita? È programmata? L’artista descrive l’album come musica elettronica acustica, suonata con strumenti inesistenti. Le elaborazioni acusmatiche si intrecciano all’organicità timbrica, in cui ogni accento percussivo sembra dotato di un carattere proprio (“Smell Shirt”). Ma non è tanto la provenienza a contare, quanto l’immaginario che evoca: un ventaglio discreto di progressioni glitch, melodie da strumenti preparati, sfumature diafane (“Book Legs”).
L’estetica a cui si rifà “Ghost Note” ricorda un Arthur Russell o un Fred Frith in versione cameristica, oppure un suono ipnagogico ricalibrato sul post-minimalismo. In fondo, in questo disco non è importante quali strumenti vengano utilizzati o come vengano eseguiti. Forse, la metodologia è solo un espediente per dischiudere un paesaggio, un’atmosfera, coltivando un habitat sonoro volutamente lo-fi, ovattato, domestico. Una chamber-music per camere vuote e finestre socchiuse.
Senza alcun desiderio di spiccare o affascinare a ogni costo, quello di Hiorthøy è un lavoro discreto e incantato, che si insinua con delicatezza, cresce senza clamori e si lascia abitare lentamente, come uno spazio familiare.
31/07/2025