nella mail un allegato trappola, ditta fallita per pagare il ricatto
ANCONA – Un’email come tante che sembra arrivare dall’indirizzo di un collaboratore. Un dipendente che nonostante i 25 anni di esperienza viene indotto ad aprire l’allegato. Ed ecco che all’improvviso il computer si blocca, lo schermo si fa nero e compare una scritta che invita a collegarsi con un determinato sito per riavere i dati sottratti e ottenere la riattivazione dei computer.
Il racconto
C’è anche la Point Tricot, azienda di maglieria di Padiglione di Osimo di proprietà del presidente di Confartigianato Ancona Pesaro e Urbino, Graziano Sabbatini, tra le aziende marchigiane che negli ultimi mesi hanno subito attacchi informatici da parte di cyber criminali. «Mia sorella ha avuto la prontezza di spirito di staccare immediatamente tutti i cavi. In questo modo i danni sono stati limitati. Abbiamo perso giusto un paio d’ore di lavoro. Anche perché tutti i giorni facciamo il backup dei dati e stacchiamo le unità» fa sapere Sabbatini. Non altrettanto fortunato è stato un imprenditore del settore della meccanica del Recanatese che, preso dal panico di fronte all’apparato informatico completamente bloccato, ha deciso di pagare il riscatto richiesto, il quale era talmente alto che poi la ditta, una sessantina di dipendenti, ha finito per fallire. Casi come questi sono sempre più frequenti anche nella nostra regione. Perciò Polizia Postale delle Marche e Confartigianato Marche hanno deciso di sottoscrivere un protocollo d’intesa che facilita la prevenzione ed il contrasto ai crimini informatici. «La digitalizzazione è ormai un fattore imprescindibile per la crescita e competitività delle nostre aziende – sostiene la presidente di Confartigianato Marche, Moira Amaranti -. Anche le piccole e medie imprese dipendono sempre di più da infrastrutture informatizzate, sistemi di cloud, piattaforme digitali, strumenti di automazione. Ma questo comporta un aumentato rischio di cadere vittima di crimini informatici». Anche perché le Pmi spesso non hanno né le risorse, né le competenze per far fronte con tempestività alle minacce. Il protocollo di intesa è perciò stato pensato, da una parte per organizzare momenti di formazione, in modo tale che le aziende siano subito in grado di riconoscere un attacco, dall’altro per creare un canale di comunicazione diretto con la Polizia Postale, attraverso il quale scambiare informazioni e trasmettere segnalazioni per affrontare situazioni di emergenza.
Le azioni
«La velocità della denuncia è fondamentale – dice il dirigente del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica delle Marche, Lorenzo Sabatucci – soprattutto se ci sono stati trasferimenti di denaro». Oltre il 70% degli attacchi ha infatti fini economici: richiesta di un riscatto, uso o rivendita di dati.