Le protesi mammarie non sono la scelta giusta per le tutte le pazienti. Esiste la ricostruzione autologa
Negli ultimi decenni, l’uso delle protesi mammarie per la ricostruzione del seno dopo la mastectomia si è diffuso moltissimo. Le protesi mammarie nell’immaginario comune, sembrano essere una soluzione rapida, poco invasiva e soprattutto definitiva. La verità è che, nonostante la loro popolarità, la ricostruzione con protesi non è sempre la scelta giusta per tutte le pazienti.
Ogni donna portatrice di protesi mammarie, deve essere ben consapevole che con il passare del tempo, la protesi può portare a diversi problemi: può indurirsi, spostarsi, diventare visibile e palpabile sotto la pelle o causare dolore e infiammazione, o semplicemente dare la sensazione di un seno non “proprio” omogeneo ed armonico con il resto del corpo. In alcuni casi, soprattutto dopo la radioterapia, il corpo cambia in modo irreversibile, il tessuto attorno all’impianto diventa rigido fibroso e più reattivo, configura quel fenomeno che si chiama “contrattura capsulare”. La protesi è un corpo estraneo, e a volte il corpo la rifiuta e la isola con una capsula fibrosa attorno ad essa, anche a distanza di anni.
Per questo, sempre più donne scelgono un’alternativa alla ricostruzione protesica, detta “autologa“, cioè fatta con i propri tessuti, senza l’utilizzo di silicone. La tecnica più avanzata ad oggi è la ricostruzione microchirurgica con lembo DIEP che prevede il prelievo di cute e tessuto adiposo dalla parte bassa dell’addome (come in un addominoplastica estetica), il tessuto viene poi trasferito in regione toracica e la sua vitalità è garantita dal collegamento microchirurgico di piccoli vasi arteriosi e venosi in regione ascellare.
Il risultato? Un seno molto morbido, caldo e naturale, che segue il peso corporeo e invecchia insieme al corpo. Non c’è nulla di artificiale. Inoltre, questo tipo di tessuto si integra molto meglio in donne che sono state sottoposte a radioterapia poiché apporta nella regione radiotrattata tessuto sano e ben vascolarizzato che sarà in grado di migliorare il trofismo della zona danneggiata dalle radiazioni. Le pazienti che sono candidate alla ricostruzione con il lembo DIEP giovano anche di un vantaggio estetico importante: la pancia si rimodella, si appiattisce con un effetto simile a quello di una chirurgia plastica addominale. È una ricostruzione che migliora non solo il seno, ma l’intera immagine corporea.
Non tutte le donne sono candidabili alla ricostruzione con lembo DIEP: serve tessuto sufficiente nell’addome e una valutazione personalizzata da parte del proprio chirurgo plastico, anche nell’esaminare eventuali cicatrici o pregressi interventi sull’addome. Per molte donne è un modo per voltare pagina e sentirsi di nuovo se stesse, senza protesi e senza compromessi. In alternativa, esistono altre soluzioni microchirurgiche come il lembo PAP (dalla coscia), oppure il lembo FALD (dal dorso), ma il lembo DIEP resta la scelta di eccellenza per chi vuole il massimo della naturalità e stabilità nel tempo.
La microchirurgia non è solo tecnica: è cura, precisione e ascolto, per restituire alle donne non solo un seno, ma fiducia, libertà e bellezza. La cosa più importante è essere curate in un centro di chirurgia plastica ricostruttiva che offra tutte le opzioni disponibili, dalla protesi, quando indicata, fino alle soluzioni microchirurgiche più complesse. Questo permette di scegliere insieme al chirurgo la tecnica più adatta, senza limitazioni.
Se stai affrontando una ricostruzione mammaria, in sede di visita chiedi al tuo chirurgo plastico maggiori informazioni riguardo le ricostruzioni autologhe. Non tutti i centri offrono queste possibilità ricostruttive, ma informati su quali siano i centri più avanzati in cui si esegue la ricostruzione microchirurgia del seno con tessuti autologhi, sia che tu debba affrontare una mastectomia per tumore al seno, e soprattutto nel caso in cui hai già avuto complicanze da ricostruzione protesica.
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