Tatiana Trouvé: «La mia arte è la risposta agli eventi drammatici che ci circondano»
In mostra ci sono anche carte nautiche o astronomiche, oggetti e simboli raccolti durante i suoi viaggi. Cosa rappresentano per lei?
«Le carte indicano vari modi di spostarsi nel mondo: attraverso l’acqua, tramite terra o aria. Includono spostamenti sia umani sia non umani, ma anche movimenti dei pianeti e della Terra, tutto ciò che non ha mai una stabilità. Inoltre, in queste opere le carte sono incise dentro delle capanne, costruzioni fragili e precarie che vogliono trasmettere idee di vite e persone che attraversano continenti e mondi. Viviamo in un periodo in cui tutto è circondato da frontiere esclusive, ma quello che io volevo dire è che nel nostro mondo non c’è nulla che sia stabile o che appartenga più a un’entità che a un’altra. Le carte sono sempre da collocare in un lavoro preciso, non le uso in tutti i miei lavori, ma erano giuste per questa serie di architetture».
Come un portagioie o un cabinet de curiosités, ha trasformato l’interno di Palazzo Grassi in un labirinto di spazi fisici e immaginari, con opere scultoree e disegni: un invito a perdersi, forse?
«Questa nozione di perdita mi piace molto, anche se non è proprio un labirinto in cui possiamo del tutto perderci. Mi piace parlare di disorientamento invece che di perdita. Quando siamo disorientati, siamo attenti a una moltitudine di cose. A Palazzo Grassi ho voluto lavorare cambiando alcuni percorsi della mostra, aprendo spazi che sono in genere chiusi, ricreando mondi e installazioni nei quali il percorso dia anche un’altra lettura dello spazio espositivo».
Due valori della maison Pomellato sono l’emancipazione e l’attivismo femminile (come dimostra anche la campagna #PomellatoForWomen). In che modo lei si sente un’attivista grazie alla sua arte?
«Nel mio privato, come cittadina, sono molto coinvolta dall’attivismo. Collaboro on diverse ONG, e sto aiutando molto Green Peace per la salvaguardia degli oceani, sempre in relazione al mio rapporto con l’acqua, di cui le parlavo prima. Penso sia molto importante fare in modo che le cose cambino, piuttosto che sperarlo e basta. Nel mio lavoro di artista, invece, non penso di avere soggetti politici: la politica è molto più efficace quando agisce concretamente. Realizzare delle opere con temi politici non cambia le cose, ma è comunque impossibile voltare lo sguardo altrove e non essere toccata da quello che mi circonda».
Quindi l’arte, per lei, è politica o non è politica?
«Sì, penso che l’arte per definizione sia politica. Permette a ogni tipo di persona di incontrare qualcosa, di accedere a mondi. È aperta a qualsiasi persona, qualsiasi sia il suo orientamento o la sua storia. Questo per me, per definizione, è già un atto politico. Quindi, gli eventi politici entrano nel mio lavoro, anche se il mio lavoro non ha come soggetto la politica».
Scegliere un engagement ring di un’altra epoca sta diventando una tendenza sempre più forte. I reali, da sempre, si tramandano i gioielli di famiglia e molte celebs hanno dettò «sì» indossano creazioni del passato. Noi siamo andati a parlare con un vero esperto del settore che ci ha raccontato cosa sta cambiando e quali sono i modelli più ricercati. E che ha condiviso con noi anche una storia d’amore molto romantica…
Un’ultima curiosità. Il suo rapporto personale con i gioielli?
«Li adoro! Mia madre è stata una professoressa di lettere dedicatasi poi all’antiquariato, anche quello dei gioielli. Questo ora è anche il lavoro di mia sorella, che si occupa di gioielli antichi. Io ne ho sviluppato una vera passione, mi piace scoprire e leggere la storia dei gioielli. Anche nella mostra c’è una serie intitolata Le collane delle città e in futuro mi piacerebbe creare dei gioielli d’artista: sono cresciuta con questa sensibilità».
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