Albanese a La7: “L’unica cosa legale che possono fare ora Israele e Usa per la Palestina è levarsi di mezzo”
“Sostituire le Nazioni Unite con quella trappola di morte che è la Gaza Humanitarian Foundation è l’ennesimo tentativo di ferire al cuore la possibilità di resistere e di esistere della popolazione palestinese a Gaza“. È con queste parole che Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori Palestinesi Occupati, interviene a In Onda, su La7, lanciando un durissimo atto d’accusa contro Israele e Stati Uniti. Al centro della denuncia vi è la disastrosa distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza affidata dal governo israeliano alla Gaza Humanitarian Foundation, un ente privato con sede negli Stati Uniti e in Svizzera, dotato di contractor.
“È un altro tassello dello smantellamento del sistema multilaterale“, afferma Albanese, che definisce l’intervento annunciato degli Stati Uniti nella gestione diretta degli aiuti “un’entrata a gamba tesa mai vista negli ultimi 80 anni”.
“La funzione dell’Onu come faro per l’interpretazione e l’avanzamento del diritto internazionale – spiega – è stata completamente asfaltata negli ultimi 20 mesi, in particolare da Israele con il supporto degli Stati Uniti”.
La relatrice speciale sottolinea come le Nazioni Unite abbiano smesso di funzionare politicamente come piattaforma di contenimento dei conflitti, specialmente nel caso di Gaza, e che oggi venga colpito anche “l’ultimo pilastro”, quello umanitario, che finora nessuno aveva osato sostituire.
“Qualsiasi emergenza ha sempre visto l’intervento dell’Onu, perché può garantire la neutralità. Sostituirla con una struttura privata legata agli interessi di parte è un precedente pericoloso e illegittimo – sottolinea Albanese – L’unica cosa legale che Israele e Stati Uniti possono fare nei territori palestinesi occupati è levarsi di mezzo“.
Nel corso dell’intervista, Albanese commenta anche il piano del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che prevede la costruzione di una “città umanitaria” sulle macerie di Rafah, per ospitare 600mila palestinesi sfollati nella zona di Mawasi. L’accesso sarebbe controllato dalle forze armate israeliane per impedire l’ingresso a membri di Hamas.
“Quello che il governo israeliano chiama ‘immigrazione volontaria’ dei palestinesi è un eufemismo tristissimo – sottolinea la relatrice – Lo dico dal 14 ottobre 2023, quando ho avvertito che lo scopo dell’offensiva su Gaza era la pulizia etnica. Vogliono spingere i palestinesi fuori da Gaza, verso l’Egitto, aspettando che a un certo punto i palestinesi sfondino il valico di Rafah, chiedendo di essere accolti lì, perché la fame rende pazzi. Ma i palestinesi resistono perché sanno che è l’ultimo pezzo di Palestina che gli resta. Preferiscono morire in patria piuttosto che da rifugiati per la terza o quarta volta fuori dalla loro terra“.
Infine, Albanese riflette sul futuro dello Stato palestinese e la convivenza con Israele: “Ci siamo fatti bloccare dalla paranoia su cosa succederebbe agli israeliani se i palestinesi avessero uno Stato, come se questi stessero lì ad aspettare di tagliare la gola a tutti gli israeliani. I palestinesi non sono tutti musulmani: storicamente, il 20-30% della popolazione araba non ebrea era cristiana. Il punto – conclude – non è la religione, ma riconoscere i diritti di tutte e tutti. Che ci siano due Costituzioni o una sola, dovranno deciderlo palestinesi e israeliani insieme. Ma l’essenziale è rientrare nei limiti del diritto internazionale”.
L’articolo Albanese a La7: “L’unica cosa legale che possono fare ora Israele e Usa per la Palestina è levarsi di mezzo” proviene da Il Fatto Quotidiano.
Source link