Toscana

Amore o controllo? I confini sottili che non sappiamo più vedere














Ci sono amori che iniziano con premura e finiscono con il controllo. Relazioni che sembrano avvolgenti, protettive, intense ma che col tempo diventano gabbie.
E spesso non ce ne accorgiamo, perché i confini tra amore e possesso sono sottili, sfumati, confusi da anni di cultura romantica distorta.

“Allora con chi eri ieri sera?”, “Mi preoccupo per te, è normale se voglio sapere dove sei”, “Se mi ami, non hai bisogno di vedere nessun altro.”

Frasi che sembrano dettate da affetto. Ma sono campanelli d’allarme. Perché l’amore non ha bisogno di sorvegliare. L’amore non chiede rinunce per dimostrarsi. Non toglie libertà, non isola, non controlla. 

Eppure, abbiamo imparato a confondere la gelosia con passione, il possesso con interesse, la dipendenza con profondità. Abbiamo normalizzato l’idea che se non c’è controllo, non c’è coinvolgimento. Ma il vero amore non ha bisogno di catene. Ha bisogno di spazio.

Chi ti ama davvero non ti controlla: ti osserva crescere. Non ti limita: ti accompagna. Non ti toglie le ali: le rinforza.

Il problema è che spesso le dinamiche tossiche si mimetizzano. Entrano piano nella relazione: prima con piccole richieste, poi con divieti mascherati, poi con la colpevolizzazione. Fino a che non ti riconosci più. Fino a che l’amore diventa paura, ansia, sottomissione emotiva.

E allora è necessario imparare a guardarci dentro e domandarci: “Mi sento libero in questo amore? O mi sento osservato, limitato, giudicato?”

Perché l’amore che toglie respiro non è amore. È controllo vestito da sentimento. Ritrovare i confini è un atto di coraggio. Imparare a distinguere cura da prigionia è un atto d’amore per sé stessi.





















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