Palestina, fuga in avanti. Macron spacca l’Occidente
Annuncio sui social con vista sul Palazzo di Vetro. Con effetto boomerang, per Emmanuel Macron. Il presidente francese ha infatti provato a tornare al centro della scena internazionale dicendosi “fedele allo storico impegno della Francia per una pace giusta e duratura in Medioriente”. Su queste basi, “la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina, farò l’annuncio solenne all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel mese di settembre”, ha scritto sul suo profilo ufficiale. La Francia sarà dunque il primo Paese G7 a compiere un simile passo “politico” sul quadrante mediorientale, sganciando di fatto Parigi da un fronte occidentale costituito da una maggioranza di Paesi più attendisti sul dossier “due popoli, due Stati”.
L’ennesimo giro di valzer spiazza gli alleati. Londra e Berlino in primis, attirando gli strali del ciclone Trump, chiamato di fatto in causa. Gli Usa stanno infatti mediando nella complessa trattativa in corso a Doha. Il maggior alleato di Washington in Europa frena Macron: per il premier britannico, il riconoscimento dovrebbe essere parte di un “più ampio percorso che porti a una soluzione a due Stati alla fine”, dice Keir Starmer, che non esclude la prospettiva. Gelida la cancelleria tedesca: “Nessuna intenzione di riconoscere uno Stato palestinese nel breve termine”, dichiara il portavoce dell’esecutivo, “la Germania non seguirà la Francia”.
Macron aveva peraltro appena riaffermato con Londra e Berlino “l’impegno per sostenere gli sforzi diplomatici di Stati Uniti, Qatar e Egitto” per un cessate il fuoco a Gaza. Ma nella voglia di alzare la testa, riemergere, rompe anche con gli Usa, infuriati. Prima la grandine dell’ambasciatore Usa in Israele, Huckabee, secondo cui la dichiarazione unilaterale della Francia sullo Stato palestinese “non specificava DOVE sarebbe” sorto. Amara l’ironia del diplomatico: “Posso rivelare in esclusiva che la Francia offrirà la Costa Azzurra e che la nuova nazione si chiamerà Franc-en-Stine”, scrive su X. In un post precedente, Huckabee era stato ancor più provocatorio: “Se Macron può dichiarare l’esistenza di uno Stato, forse il Regno Unito può dichiarare la Francia una colonia!”. Secca reazione anche del segretario di Stato Rubio, che bolla l’accelerata francese come “decisione imprudente che serve solo alla propaganda di Hamas e allontana il processo di pace, è uno schiaffo alle vittime del 7 ottobre”. Infine il comandante in capo, punge l’ego dell’Eliseo: “Macron? Brava persona, mi piace” ha spiegato The Donald, ma la sua dichiarazione “non cambierà nulla, la buona notizia è che ciò che dice non conta poi molto”. Trump smorza le costruzioni dell’omologo che aveva invece incassato la difesa d’ufficio di Ofer Bronchtein, storico consigliere di Macron per gli affari israelo-palestinesi, che in un’intervista in lingua ebraica all’emittente pubblica israeliana Kan ha attribuito l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 “forse” alla mancanza di uno Stato palestinese. “La sovranità è responsabilità”, il ragionamento.
Nuova benzina sul fuoco. Perché se è vero che l’annuncio segue un percorso intrapreso da altri attori c’è già il sì di Spagna, Norvegia, Irlanda e Slovenia gli sherpa Ue si aspettavano concertazione, vista anche la partita dazi ancora aperta. Macron ha scelto invece di sparigliare, deciso a rubare la scena anche a chi lo aveva anticipato.
Ira di Netanyahu, secondo cui il riconoscimento francese della Palestina “premia il terrorismo e rischia di creare un altro proxy iraniano”. Abu Mazen, leader dell’Anp in Cisgiordania, parla invece “vittoria della causa palestinese”. Soddisfattissimo, Hamas, rivendica il “diritto a stabilire il proprio Stato su tutti i territori occupati con Gerusalemme come capitale”. Difende il “forte atto diplomatico” il ministro degli Esteri d’Oltralpe, Barrot, annunciando che la Francia “ribadirà l’ impegno alla conferenza sull’attuazione della soluzione dei due Stati, il 28 e 29 luglio a New York”.
Insomma, nessuna marcia indietro.
Nonostante la bufera insegua Macron anche in casa: “Significa riconoscere uno Stato Hamas e quindi uno Stato terrorista”, scrive su X Marine Le Pen, “in questo gesto non c’è nessuna fedeltà alla storia di Francia, tutto il contrario”.
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