L’intelligenza artificiale ci spia? Oppure ci aiuta. Inchiesta Pordenoneoggi
PORDENONE – Viviamo in un’epoca paradossale. Da un lato, l’intelligenza artificiale si sta rivelando un alleato prezioso per le fasce più vulnerabili della società. Dall’altro, quella stessa tecnologia solleva interrogativi sempre più pressanti sulla nostra privacy.
Cos’è e come funziona in sintesi l’intelligenza artificiale (AI-Artificial Intelligence)
L’Intelligenza artificiale è quando le macchine (come i computer, dispositivi elettronici) sono in grado di fare cose che richiedono intelligenza umana, cioè: imparare con l’esperienza, senza essere programmate per ogni singola cosa; capire interpretando informazioni (come il linguaggio o le immagini); prendere decisioni scegliendo l’azione migliore in base a ciò che hanno imparato.
Quando l’AI diventa strumento di inclusione
L’Intelligenza artificiale diventa uno strumento di inclusione quando è progettata e utilizzata per abbattere barriere e permettere ad individui svantaggiati di partecipare pienamente alla società, all’istruzione e al mondo del lavoro. In pratica, l’AI rende accessibili opportunità che prima erano precluse. Ad esempio, l’intelligenza artificiale può rendere l’agricoltura accessibile a persone con disabilità, mediante interfacce vocali che guidano i non vedenti.
L’inclusione economica attraverso il microcredito intelligente rappresenta una rivoluzione nel modo di valutare il merito creditizio nelle economie emergenti, con algoritmi di intelligenza artificiale che analizzando frequenza e regolarità dei pagamenti, dati meteorologici incrociati con i prezzi delle colture, permettono di prevedere la capacità di rimborso basata sui cicli agricoli reali.
I sistemi di allerta precoce basati su AI rappresentano uno strumento fondamentale per l’adattamento climatico. Combinando dati satellitari, sensori IoT sul campo e modelli predittivi avanzati, questi sistemi forniscono raccomandazioni temporalmente precise e geograficamente specifiche. La capacità di prevedere eventi meteorologici estremi e suggerire azioni preventive può fare la differenza tra un raccolto salvato e una stagione persa per gli agricoltori più vulnerabili.
Questi tre ambiti di applicazione dimostrano come l’intelligenza artificiale possa creare un’agricoltura più equa, dove la conoscenza, la tecnologia e le opportunità economiche non sono più privilegi di pochi, ma diritti accessibili
a tutti gli agricoltori.
Utilizzo dell’intelligenza artificiale nel sociale
A Milano, presso l’Istituto dei Ciechi, stanno sperimentando app che utilizzano il riconoscimento visivo per descrivere l’ambiente circostante. L’AI di Microsoft Seeing AI non si limita a dire “c’è una persona”, ma descrive “una donna sui trent’anni che sorride, con i capelli castani raccolti”.
Esistono studi e sperimentazioni in reparti di pediatria oncologica dell’ospedale Gaslini di Genova, sull’utilizzo di sistemi di AI per analizzare i disegni dei bambini al fine di identificare segni di disagio psicologico.
L’interpretazione dei disegni infantili è da tempo uno strumento utilizzato dagli psicologi per comprendere lo stato emotivo e psicologico dei bambini, specialmente in contesti difficili come la malattia oncologica. L’AI, in questo caso, viene utilizzata per automatizzare e potenzialmente rendere più oggettiva l’analisi di certi pattern (schema ricorrente o una regolarità osservabile in dati, eventi o fenomeni), al fine di prevedere, comprendere e risolvere problemi. I colori, le forme e contenuti presenti nei disegni, possono essere indicatori di stress, ansia o altri disagi emotivi. Questo approccio mira a fornire un supporto più tempestivo e mirato ai piccoli pazienti e alle loro famiglie.
L’intelligenza artificiale sta dimostrando maggiormente il suo potenziale più nobile quando si mette al servizio delle persone più vulnerabili. Nelle comunità terapeutiche, software specializzati denominati Chatbot, offrono assistenza continua 24 ore su 24, rispondendo a domande, eseguendo compiti o fornendo informazioni, come se fosse una persona. Questi Chatbot riconoscono attraverso il linguaggio e la frequenza dei messaggi i segnali di una possibile ricaduta, attivando automaticamente protocolli di emergenza e allertando gli operatori umani quando la situazione diventa critica.
Le sfide da superare
Restano criticità importanti: costi elevati che escludono le organizzazioni più piccole, necessità di formazione digitale, equilibrio tra automazione e valore sociale del lavoro umano.
Il lato oscuro della raccolta dati
Per funzionare, l’AI ha bisogno di enormi quantità di informazioni. Ogni nostra interazione digitale – dalle ricerche su Google ai like sui social media, dagli acquisti online alle conversazioni con gli assistenti vocali – alimenta costantemente questi algoritmi. Non si tratta di “spionaggio” nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto di una raccolta dati sistematica e silenziosa, finalizzata apparentemente a migliorare i servizi e personalizzare i contenuti che riceviamo.
Il problema è che spesso non ci rendiamo conto di quanta parte della nostra vita digitale venga registrata, analizzata e utilizzata per creare un profilo sempre più dettagliato di chi siamo, cosa vogliamo e come ci comportiamo.
Le preoccupazioni sono legittime: trasparenza limitata su quali dati vengono raccolti, rischio di sorveglianza di massa,
discriminazioni algoritmiche.
Verso un equilibrio necessario
Non siamo indifesi. Fortunatamente, normative come il GDPR stanno regolamentando la raccolta dati con politiche di privacy più rigorose.
Il GDPR garantisce il diritto alla cancellazione: quando occorre esercitiamolo: [email protected] (per domande e segnalazioni generali), www.garanteprivacy.it
Consigli per tutelarsi dall’AI
È bene usare browser privacy-focused (Brave, Firefox), installare estensioni del browser anti-tracking come, ad esempio, uBlock Origin (gratuita), navigare in incognito e disabilitare cookies di terze parti. Utilizzare VPN affidabili e DNS sicuri come Cloudflare che offre anche un piano gratuito). Sui social, opporsi al trattamento dati per l’addestramento AI di Meta, limitare autorizzazioni app e geolocalizzazione. Disattivare assistenti vocali quando non servono, aggiornare software regolarmente, usare autenticazione a due fattori (misura di sicurezza che per accedere a un account richiede password e impronta digitale), perché anche se qualcuno scopre la tua password, non può accedere senza il secondo fattore.
Per le comunicazioni, preferire App crittografate come Signal, che è un’applicazione di messaggistica istantanea gratuita e open-source, sviluppata dalla Signal Foundation (organizzazione no-profit). Questa App funziona su smartphone (Android e iOS) e computer (Windows, MacOS, Linux).
Evitare argomenti sensibili vicino a: smart Tv, Google Home, Amazon Echo/Alexa, Apple HomePod, smartphone e persino alcuni elettrodomestici connessi, poiché questi dispositivi hanno microfoni sempre attivi e potrebbero registrare
involontariamente o essere vulnerabili.
L’IA non è né buona né cattiva di per sé. È uno strumento. La sua intrinseca moralità dipenderà interamente da come scegliamo di usarla. Il futuro, in un’era di intelligenza artificiale, sarà ciò che decideremo di costruirne.
Caro lettore, se ti interessa avere maggiori notizie su come si utilizza al meglio l’AI, o su possibili ambiti d’uso dell’intelligenza artificiale – ad esempio: interazioni AI e Blockchain, AI e Cyber security, l’utilizzo dell’AI da parte dei governi, e nell’ottimizzazione dei servizi cittadini, o in altri settori emergenti – scrivimi in redazione. Sono sempre disponibile per approfondire tematiche specifiche, analizzare casi studio particolari o esplorare insieme le implicazioni future di questa tecnologia rivoluzionaria. La strada dell’innovazione si percorre meglio quando condividiamo conoscenze
ed esperienze.
L’AI è il futuro che stiamo costruendo oggi.
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Enrico Sgariboldi