La povertà in Scozia e l’arrivo in Usa con 50 dollari: chi era Mary Anne MacLeod, madre di Donald Trump
Donald Trump ha costruito gran parte della sua immagine pubblica e privata sul modello paterno, quello di Fred Trump, uomo d’affari severo che ha dominato la scena familiare. Eppure, dietro l’ombra lunga del padre, si nasconde una figura altrettanto affascinante quanto trascurata: Mary Anne MacLeod Trump, madre del futuro presidente, donna di origini scozzesi che approdò a New York nel 1930 “con soli 50 dollari in tasca“.
La sua vita
Nata nel villaggio di Tong, nelle Ebridi Esterne, Mary Anne crebbe in una comunità povera, dove si parlava ancora gaelico e le case avevano porte così basse che vi si entrava carponi. Brava studentessa, figlia di un pescatore-contadino, emigrò in America diciottenne per cercare fortuna, iniziando a lavorare come domestica. Conobbe Fred Trump a una festa e ne divenne moglie, madre e, col tempo, una figura discreta ma fondamentale nella famiglia.
Nonostante il suo ruolo centrale, Mary Anne è rimasta perlopiù un fuoricampo nella narrazione pubblica di Trump, un’assenza simbolica più che una presenza attiva. Solo in rare occasioni il figlio ha riconosciuto pubblicamente l’influenza materna, come durante un viaggio in Scozia nel 2006, a bordo di una Porsche Cayenne, per visitare i luoghi d’origine della madre. Un ritorno che per molti fu solo una mossa pubblicitaria, finalizzata a ottenere il via libera per l’acquisto di un grande resort golfistico, ma che ebbe comunque un contenuto affettivo, culminato con una visita al villaggio natale.
Il quadro familiare
Eppure, dalle biografie approfondite e dai memoir familiari, come il libro Too Much and Never Enough di Mary Trump (nipote del tycoon), emergono tratti distintivi ereditati da Mary Anne, come la fobia dei germi, che ha segnato profondamente Donald. In alcuni momenti, il presidente evitava persino di stringere la mano, e questa ossessione sembra provenire proprio dalla madre. Il quadro familiare descritto nel memoir è quello di un ambiente tossico e disfunzionale, in cui Mary Anne appare poco o nulla, fagocitata dalla figura del marito. Un dettaglio rivelatore: durante una visita delle sorelle per il compleanno di Trump, lui mostrò una foto incorniciata del padre, ignorando quella della madre. Solo al commento sarcastico della sorella Maryanne – “Forse dovresti avere anche una foto della mamma” – emergono le dinamiche di un affetto mai davvero espresso.
Un’icona involontaria di questa rimozione è il celebre ritratto fotografico del 1997: Mary Anne, ormai anziana, appare con una cotonatura spettacolare e uno sguardo impenetrabile, quasi surreale, che molti hanno interpretato come la matrice estetica dell’hairstyle del figlio. Un’immagine tra la soap opera e la mitologia familiare, che sovverte la percezione della madre assente e restituisce, almeno per un attimo, la potenza simbolica di una donna rimossa, ma mai davvero dimenticata. Alla fine, dietro la figura granitica e divisiva di Donald Trump, emerge il profilo sfumato di Mary Anne MacLeod, donna silenziosa, emigrata coraggiosa.
Forse non fu una guida quotidiana, ma il suo retaggio – tra forza, silenzio e inquietudini – continua a vivere nei tratti più profondi del figlio, in quel “buco bianco” dello sguardo che ancora oggi resta un enigma.
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