Umbria

Anziana morta a Perugia: inchiesta archiviata per i 13 medici dell’ospedale


di Enzo Beretta

È stata archiviata l’indagine per omicidio colposo a carico dei tredici medici dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia coinvolti nel caso della morte di un’anziana di 85 anni, deceduta nel novembre 2021 dopo mesi di ricoveri e interventi per un tumore alla colecisti. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del pubblico ministero e rigettando l’opposizione presentata dal figlio della paziente.

La vicenda La decisione arriva dopo l’udienza del 9 luglio, a distanza di pochi giorni da quando la famiglia aveva riportato all’attenzione del tribunale quella che ha definito una vicenda di omissioni e ritardi diagnostici. Ma secondo il giudice «rimane insuperabilmente incerto il nesso causale rispetto all’evento morte». La donna era stata ricoverata a fine maggio 2021 con forti dolori addominali. La diagnosi iniziale fu di colecistite, e solo in seguito si arrivò, tramite esame istologico, alla scoperta di un adenocarcinoma pancreatico-biliare. Nessun reintervento chirurgico radicale venne effettuato dopo la scoperta del tumore, e nei mesi successivi la paziente venne più volte ricoverata fino al decesso.

Il giudice ha riconosciuto che «l’intervento non era stato oncologicamente radicale» e che dopo l’esame istologico «il caso non venne rivisto anche al fine di sottoporre la paziente a un reintervento con finalità di radicalizzazione, come suggerito dalle linee guida». Tuttavia, ha concluso che «non è possibile affermare che anche con una gestione coerente con le raccomandazioni scientifiche disponibili il decorso sarebbe stato favorevole». A incidere sulla decisione, anche la valutazione della gravità della malattia e delle condizioni cliniche complessive della paziente, con plurime comorbidità. Scrive il giudice: «I dati statistici indicano una sopravvivenza bassissima a distanza di pochi mesi» per quelle patologie come pertanto «non è possibile superare il serio dubbio che, pur in presenza di diagnosi più tempestive, i trattamenti disponibili non avrebbero garantito alla paziente una sopravvivenza più lunga».

Archiviazione L’opposizione presentata dalla famiglia, corredata da due consulenze tecniche di parte, è stata considerata non decisiva: «L’unico aspetto su cui gli esperti nominati dall’opponente giungono a conclusioni diverse è, sostanzialmente, quello della causa della morte». Ma, anche su questo punto, il giudice ha ritenuto più convincente la consulenza del medico legale nominato dalla Procura, secondo cui è «ragionevolmente probabile che la causa sia da ricercare nell’evoluzione del carcinoma piuttosto che in un’ipotetica infezione». In conclusione, «nella vicenda non è possibile formulare una ragionevole previsione di condanna», ed è quindi «disposta l’archiviazione del procedimento per infondatezza della notizia di reato». Alcuni medici sono stati difesi in questo procedimento dall’avvocato Delfo Berretti.

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