Politica

Morrissey contro tutti (incluso se stesso)

Su queste pagine si è scritto più volte di Morrissey. Degli Smiths, del suo personaggio, delle canzoni. Cos’altro si potrebbe dire? Intanto, domani Moz sbarca in Italia per una serie di concerti (info ticket qui). Meglio dire: sbarcherebbe. Mettiamoci pure il condizionale, considerando i numerosi forfait degli ultimi tempi. E comunque, raccontare qualcosa in più non è difficile. È uno di quei personaggi che ispirano, sempre. Nonostante il caldo inviti alla lentezza, e ogni tentativo di approfondimento richieda fatica e sudore, c’è ancora spazio per una divagazione. Ma niente di troppo serio, nessun trattato. Solo un inventario leggero, svagato, stagionale: nove istantanee del suo caos. Quello per cui molti lo odiano, e altri – compreso chi scrive – trovano sempre un motivo per parlarne.

Nei consueti nove punti di questo blog, oggi raccontiamo “in superficie” Morrissey.

1. Never again Italy
Roma, 2017. Morrissey è in auto con “il nipote”. Percorrono via del Corso contromano, come due turisti smarriti. La polizia li ferma, li identifica, li redarguisce. Lui non la prende bene: definisce gli italiani “psicopatici” e giura che non metterà mai più piede in questo Paese. Applausi. Sipario. Poi passano gli anni, e nel 2025 annuncia non una, ma ben cinque date in Italia. Altro che rancore: alla fine, è tornato, peraltro pure a Roma. Come sempre, tra un insulto prima e un concerto dopo.

2. Stoccolma no, Ostuni sì
Il 23 giugno 2025 cancella il concerto previsto all’Hovet Arena di Stoccolma. Ufficialmente: “travel-weary beyond belief”, logorato dai viaggi e dalla fatica. Aggiunge che l’industria musicale non lo sostiene, nonostante il tutto esaurito sfiorato. Intanto, le cinque date italiane restano intatte di cui tre sono sold-out, Ostuni inclusa. Nessuna leggerezza, questa è la mappa emotiva di Moz: salta la Svezia, ma tiene la Puglia. Scarta il Nord Europa, ma conferma Gardone Riviera. Le sue rotte, più che politiche, sono sentimentali. Forse leggermente sfocate.

3. Vegano furioso
È vegetariano dagli anni Settanta, ma per lui non è una scelta: è una crociata. In certe fasi della sua vita ha preteso che nei luoghi dove si esibiva non venisse servita carne. C’è chi, pur di vederlo dal vivo, ha rinunciato al prosciutto. A Coachella impose un menù 100% veg. E quando dal palco sente odore di barbecue, sbotta: “Sento carne bruciata… e non è umana. Almeno credo”. Perché se fosse carne umana, a ben vedere, andrebbe anche bene. Soprattutto pensando a certa gente che detesto”.

4. I concerti interrotti
Per Morrissey, ogni live è un terno al lotto. Può iniziare regolarmente e finire dopo due brani. Liverpool, 2009: gli tirano una bottiglietta, lui incassa e se ne va. Ciaone a tutti. Oppure dopo nove. Los Angeles, 2022: fa troppo freddo, si blocca. Arrivederci. O ancora prima del gran finale. Dallas, 2024: un bambino invade il palco per abbracciarlo. Moz si irrigidisce, cala il sipario. La band lo segue. Nessun bis, nessuna spiegazione. Il pubblico resta lì, col biglietto in mano e l’eterna domanda: “È successo davvero?”. Sì. E succederà ancora.

5. Il pulpito digitale
Ogni artista ha un ufficio stampa. Morrissey ha un pulpito. Dai suoi canali ufficiali piovono proclami come bollettini dal fronte: lividi, criptici, spesso rabbiosi. Annuncia un disco, poi ne nega l’uscita. Loda qualcuno, poi lo silura. Se entri nel suo campo visivo, è fatta: parte l’insulto. Non fa distinzioni, colpisce ovunque. Da Trump a Greta Thunberg, da Ed Sheeran a Beyoncé. La sua carriera? Un editoriale infinito. Ogni post è una requisitoria. Ogni tour, un test di resistenza. Morrissey non comunica: scomunica.

6. La cover che spiazza
Chi va ai suoi concerti per rivivere gli Smiths spesso resta con il sopracciglio alzato. Perché tra i suoi classici entra di tutto: punk, standard anni Cinquanta, pezzi suoi dimenticati, brani nuovi che nessuno conosce. Nel 2016, a Brooklyn, attacca Judy Is a Punk dei Ramones. Qualcuno lo segue, gli altri guardano perplessi. Ma Morrissey non cerca complicità. Vuole scuotere, spiazzare, spostare l’asse. È libero. Fa e disfa quel che gli pare. E ha ragione lui, considerando che i concerti — quasi sempre — sono sold out.

7. Il merchandise schizofrenico
Nel suo mondo anche le magliette fanno polemica. Veganesimo, icone black, frasi sue fuori contesto: mixa tutto, stampa, vende. Nel 2017 tira fuori una T-shirt con James Baldwin e la scritta “Unloveable”. Accuse di razzismo, bufera online. Dopo 48 ore sparisce dal sito. Ma nel frattempo? Esaurita. Come sempre. Il suo merchandising è una performance: disordinato, spiazzante, incoerente. Ma irresistibile. Morrissey ti vende la contraddizione. E tu la indossi. Fiero. Come fosse la maglia del tour che ha appena cancellato.

8. Moz contro tutti
Non fa sconti a nessuno: se entri nel suo mirino, rischi di beccarti un insulto chirurgico. Su Madonna ha detto: «Non fa che rinforzare tutto ciò che è assurdo e offensivo. È in assoluto la cosa più vicina alla prostituzione organizzata». Elton John? “Obeso da cerimonia”. David Bowie? “Non era mio amico, solo un saccheggiatore d’identità”. E Robert Smith? “Un bastardo prezioso quanto miserabile”, e ha liquidato Disintegration come “una schifezza”. Chi lo ama, si attacca alla poetica della sua musica. Chi lo detesta, se lo incontrasse sul ciglio della strada, lo stirerebbe.

9. La coerenza dell’incoerenza
Dice “mai più”, poi torna. Cancella, poi rilancia. Insulta, poi pretende rispetto. Morrissey non è coerente: è Morrissey. E tanto basta. Ogni tentativo di inquadrarlo è destinato a fallire. Prendere o lasciare. Anzi no: prendere e imprecare. È così da sempre. È così anche stavolta. E se per caso stasera al Vittoriale dovesse annullare tutto, nessuna sorpresa. Sarebbe solo un’altra pagina del suo romanzo sbilenco. Titolo provvisorio: ciaone a tutti.

Come sempre, gli articoli di questo blog si chiudono con una connessione musicale: una playlist dedicata, ascoltabile gratuitamente sul mio canale Spotify — la trovi qui sotto. Se ti va, lasciami un commento: su ciò che hai letto, su ciò che hai ascoltato. Oppure passa dalla mia pagina pubblica di Facebook, direttamente collegata a questo spazio: lì il discorso continua tra post, scambi e nuovi spunti. E fidati: da quelle parti, se ne leggono e se ne sentono delle belle.

Buon ascolto!

9 canzoni 9… contro tutti


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