Gli Usa puntano sul sistema LUCAS: cos’è e come opera il nuovo drone kamikaze
Un drone da combattimento low cost, progettato appositamente per rivaleggiare con il famigerato Uav kamikaze iraniano Shahed-136. È questo l’ultimo velivolo senza pilota presentato dagli Stati Uniti con il chiaro obiettivo di ampliare le opzioni di potenza aerea (a prezzi accessibili) sui sempre più complicati campi di battaglia moderni. Il nuovo Sistema di Attacco da Combattimento a Basso Costo (LUCAS) è stato esaminato personalmente dal Segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth, nel corso di una presentazione di sistemi autonomi multi-dominio nel cortile del Pentagono. Il drone, sviluppato dall’appaltatore della difesa SpektreWorks, con sede in Arizona, mira a fornire una piattaforma flessibile e attritiva in grado di supportare operazioni ad hoc nell’Indo-Pacifico.
L’ultimo drone Usa
SpektreWorks ha descritto il LUCAS come “un sistema aereo a pilotaggio remoto (UAS) di Gruppo 3 affidabile ed economico, progettato per operare in condizioni difficili con requisiti logistici minimi“. L’architettura aperta del drone, ha scritto Defense Blog, consente al velivolo di integrare una varietà di carichi utili, offrendo un approccio modulare alle missioni di ricognizione, attacco e supporto alle comunicazioni.
In base a quanto emerso il LUCAS è in grado di operare come drone bersaglio o come sistema di combattimento opzionalmente motorizzato. È disponibile in diverse configurazioni di lancio, tra cui il decollo assistito da razzi (RATO) e il dispiegamento su camion, rendendolo adatto all’impiego rapido da parte di personale non specializzato. Pare, inoltre, che il nuovo drone con attacco unidirezionale supporti missioni cooperative autonome e fornisca capacità di attacco incentrate sulla rete a una frazione del costo dei sistemi tradizionali.
Il drone utilizza poi una piattaforma attritable FLM 131 ed è dotato di sistemi di guida altamente compatibili, progettati per soddisfare i rigorosi requisiti di dimensioni, peso e potenza (SWaP). La sua rete di payload consente il controllo remoto dei sistemi di bordo durante il volo e supporta sia fonti di alimentazione a 28 V che a 12 V.
Una mossa strategica
Secondo SpektreWorks, LUCAS fungerà anche da ripetitore di comunicazioni all’interno della rete mesh MUSIC (Multi-domain Unmanned Systems Communications). Questa capacità dovrebbe rafforzare la sicurezza delle comunicazioni tra le forze statunitensi e alleate, in particolare in ambienti contesi dove le reti tradizionali sono vulnerabili. La presentazione di questo jolly avviene in un contesto di crescente interesse per droni economici e ”usa e getta”, in grado di integrare la potenza aerea tradizionale. I droni iraniani della serie Shahed hanno attirato l’attenzione globale per il loro utilizzo in Ucraina e in Medio Oriente, spingendo i pianificatori della difesa statunitensi a ricercare sistemi comparabili con capacità migliorate e riutilizzabilità.
Gli analisti ipotizzano che il LUCAS potrebbe fornire al Comando indo-pacifico statunitense (USINDOPACOM) uno strumento prezioso per le operazioni marittime distribuite e per contrastare gli attacchi dei droni su larga scala. A proposito di droni, c’è un dato raccolto dal ministero della Difesa del Giappone che preoccupa gli esperti di questioni militari.
Nel 2024 le autorità nipponiche hanno rilevato ben 30 droni cinesi – sette volte il numero del 2021 – volare nello spazio aereo vicino alle isole Nansei, una catena di isole giapponesi che si estende dalla punta meridionale di Kyushu a Yonaguni, vicino a Taiwan. Proprio Taiwan coincide con un nodo spinoso che coinvolge la Cina, spaventa gli Stati Uniti e i principali partner asiatici di Washington.
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