Abiti refrigeranti: la risposta della moda al cambiamento climatico, che presto indosseremo tutti
Quest’estate più che patire il caldo, boccheggiamo. Indossare capi leggeri e larghi non basta più. Niente panico perché l’upgrade potrebbe essere fornito dagli abiti refrigeranti, risposta della moda al surriscaldamento globale e al cambiamento climatico.
La tecnologia avanza e sempre più marchi, più altro giapponesi, propongono indumenti che promettono di rinfrescare fisicamente le persone rendendo (forse) più sopportabile la vita in condizioni di caldo estremo. Alla Paris Fashion Week di questa stagione, il brand con base a Tokyo, Anrealage, noto per le sue sfilate innovative, ha stupito il pubblico presentando in passerella modelli in nylon dalle forme enormi e all’avanguardia, con ventilatori elettrici incorporati nel tessuto. La collezione, intitolata senza troppa fantasia Wind, ha lanciato una nuova silhouette «aerea» e, nello stesso tempo proposte per mantenere fresco chi avrebbe scelto di sfoggiare quei look.
Ma gli abiti refrigeranti, assolutamente straordinari in passerella, sono già realtà, in forme più modeste, presso alcuni operai giapponesi che indossano giacche che presentano ventole di raffreddamento prodotte dal marchio Kuchofuku, lo stesso che ha collaborato con Anrealage per i capi dell’attuale collezione. La loro tecnologia funziona facendo circolare l’aria internamente al capo tramite due piccole ventole che fanno evaporare il sudore e mantenere così fresco chi le indossa. Ormai onnipresenti indosso a tutti gli operai edili nel Paese del Sol Levante, questi indumenti (si chiamano fan-jakketo) potrebbero presto arrivare al grande pubblico.
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