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L’industria del vino trema e si appella a Lollobrigida contro il proibizionismo anti-alcol

Chi ha paura dei no-alcol? L’industria del vino, che in vista della Dichiarazione ONU sulle malattie croniche chiede aiuto a Lollobrigida.

L’industria del vino trema e si appella a Lollobrigida contro il proibizionismo anti-alcol

Molti nell’industria del vino italiano stanno guardando un film dell’orrore. Almeno, questa è la percezione: un brivido freddo sembra correre sulla schiena di produttori, cooperative e associazioni. A fare così paura è l’annuncio della Dichiarazione ONU sulle malattie non trasmissibili il prossimo settembre. Se, come molti temono, verrà ribadito il legame tra alcol e malattie croniche, il vino (e il giro di affari a esso legato) se la vedrà molto brutta. Oltre al danno, c’è la beffa: perché parte di questa catastrofe sarebbe da attribuirsi ai cosiddetti movimenti anti-alcol, rei di una pressione ideologica faziosa e ingiusta. L’ultimo barlume di speranza? Il ministro Lollobrigida, destinatario di una lettera aperta per proteggere il vino italiano.

La lettera aperta

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Firmato Assoenologi, Federvini, Federdoc, Confcooperative, Legacoop e AGCI, l’appello al ministro dell’agricoltura è lungo, dettagliato e accorato. Il casus belli sta nella Dichiarazione Politica delle Nazioni Unite sulle NDCs (Non Transmissible Diseases) attesa il prossimo 25 settembre. Al suo interno, molto probabilmente, non mancherà un passaggio sul legame tra alcol e malattie croniche. Secondo i firmatari, il documento costituirebbe una grave minaccia per il vino, svuotato di cultura e storia per diventare mero veicolo di rischio cronico.

Vale la pena ricordare che dichiarazioni di questo tipo, che vengano rilasciate da ONU o OMS, non sono giuridicamente vincolanti. Possono però influenzare e orientare le decisioni di governi e mercati riguardo a politiche sanitarie e promozione dei prodotti. Per quanto riguarda il vino italiano c’è un fattore di preoccupazione in più: perché, oltre all’angoscia, si affaccia l’ombra complottista. Molti all’interno dell’industria sostengono che dietro alla dichiarazione ONU ci sia proprio lo zampino dei gruppi no-alcol.

“Assistiamo con crescente preoccupazione all’attivismo dei movimenti anti-alcol che sono riusciti a egemonizzare il dibattito pubblico europeo e internazionale” recita la lettera. Ma come, una lobby da ben 14 miliardi di euro solo in export che ha paura di un’altra (presunta e al confronto microscopica) lobby? Pare proprio di sì. Da cui l’appello a Lollobrigida per tutelare l’orgoglio liquido nazionale e mantenere a riguardo una posizione “equilibrata, fondata su evidenze scientifiche e sulla promozione di una cultura del bere consapevole”.

La risposta del ministro

Lollobrigida

Cosa chiedono in sostanza le associazioni del vino? Un’iniziativa interministeriale che coinvolga Agricoltura, Salute e Presidenza del Consiglio per promuovere il vino all’interno di uno stile di vita sano. Al centro il solito concetto di dieta mediterranea, inestimabile valore storico, territoriale e culturale del vino, focus sullo storytelling più che sulla sostanza. Che guarda caso prevede alcol, ma vabbè.

Di fronte a un’occasione così ghiotta, la risposta del ministro Lollobrigida non si è fatta attendere. “Non mi sono mai tirato indietro. Continuerò a essere al loro fianco perché il vino non venga criminalizzato. Le istituzioni hanno il compito di informare, non terrorizzare. E noi continueremo ad affermare che è necessario  un consumo responsabile, ma non prenderemo parte a quella che ha gli aspetti di una crociata animata soprattutto da chi di vino sa poco o nulla”.

Magari non necessariamente di vino. Ma siamo certi che medici e scienziati siano parecchio ferrati sui danni che l’alcol (tutto, non solo quello brutto e cattivo dei superalcolici o della birra straniera, ma anche dell’illustre vino) provoca all’organismo. Chiosa Lollobrigida con un pizzico di narrazione epica che guasta mai: “Il vino è parte da millenni della nostra storia, dei nostri territori, della nostra cultura e della nostra alimentazione considerata tra le migliori del pianeta. Il vino è anche lavoro, economia, tutela dell’ambiente e molto altro che ci mette in condizione di batterci in sua difesa, e di chi lo produce”.


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