Sardegna

Saldi 2025. Allarme Rosso in Sardegna: piccoli negozi sull’orlo del baratro

I primi dieci giorni dei saldi estivi 2025 in Sardegna si chiudono con un bilancio allarmante per i piccoli commercianti. Un’indagine preliminare condotta da FISMO-CONFESERCENTI su 208 operatori del settore abbigliamento e calzature rivela un quadro di difficoltà persistente e un netto rallentamento dei consumi delle famiglie, confermando un trend negativo ormai consolidato. I numeri parlano chiaro quasi il 36% degli intervistati si dichiara nettamente insoddisfatto dell’andamento delle vendite mentre un ulteriore 44,23% le giudica mediocri. Solo un esiguo 19,7% ha riscontrato un andamento positivo. Il confronto con l’anno precedente accentua la gravità della situazione ben il 41,35% delle imprese ha registrato un volume di vendite inferiore al 2024. Laddove c’è stato un aumento solo nel 14,42% dei casi questo si è mantenuto modesto quasi sempre sotto il 10%.

LE CONTRAZIONI –  Le contrazioni sono state significative il 44,32% ha visto un calo tra il 10% e il 25%. Anche il valore medio dello scontrino è basso nel 57,69% dei casi non supera i 70 euro evidenziando una spesa contenuta da parte dei consumatori. Non si rilevano differenze sostanziali tra i vari settori merceologici sebbene le calzature mostrino un leggero segnale di miglioramento rispetto all’abbigliamento. A livello territoriale la situazione è omogenea ma con un campanello d’allarme per il capoluogo la provincia di Cagliari si conferma la più critica con il 42% delle imprese locali che valuta negativamente le vendite contro una media del 30% nelle altre province.

«È evidente che i tempi sono più che maturi per avviare una concreta riflessione sulle attuali normative che regolano ormai solo sulla carta le vendite straordinarie dichiara Gian Battista Piana direttore della Confesercenti. L’imminente revisione annunciata dall’assessore competente della L.R. 5 sarà l’occasione per intervenire». Piana sottolinea come l’assenza di controlli e interventi concreti continui a danneggiare la maggioranza dei commercianti onesti. Roberto Bolognese presidente Confesercenti chiosa con un richiamo evocativo ispirato a Grazia Deledda: “Dove non c’è bottega non c’è vita”.

IL BILANCIO – “Una terra senza botteghe è come un villaggio senza voce: nessuno che racconti nessuno che ascolti. E aggiunge con forza I saldi estivi del 2025 si aprono sotto un cielo cupo per i piccoli negozi della Sardegna: i dati riscontrati sono un sintomo diretto di un sistema che sta collassando e sono una delle cause più gravi delle chiusure che ogni giorno svuotano le nostre vie. La sostenibilità economica di un negozio infatti si gioca in larga parte proprio nei saldi. Se i saldi vanno male i bilanci saltano e le botteghe chiudono” è scritto nella nota. I motivi di questo tracollo sono chiari per Confesercenti saldi anticipati e promozioni aggressive e continue ben prima della data ufficiale di avvio, svendite mascherate da strategie di marketing. Tutto ciò ha spostato almeno un quarto degli acquisti lontano dai negozi tradizionali a vantaggio delle grandi catene e delle piattaforme online che godono di vantaggi economici, fiscali e di visibilità inaccessibili per i piccoli esercizi. La legge attuale sui saldi permissiva e squilibrata favorisce la grande distribuzione organizzata creando una concorrenza spietata e sleale che stritola il piccolo commerciante prosegue Bolognese. Il risultato è drammatico cinque negozi di vicinato chiudono ogni giorno in Sardegna oltre 1.400 attività spazzate via in un anno.

Non è solo un problema economico conclude Bolognese. È una crisi culturale sociale identitaria. «Il negozio sotto casa è molto più di un punto vendita: è luogo di relazione, presidio di umanità, segno di vita in paesi e quartieri che rischiano l’abbandono». Per questo Confesercenti lancia un appello urgente e determinato alla Regione Sardegna di introdurre misure strutturali di sostegno e politiche attive per il commercio di prossimità e di modificare una legge sui saldi profondamente iniqua che penalizza chi è radicato nel territorio, ai sindaci e agli amministratori locali di considerare i negozi non come attività qualsiasi ma come beni comuni da difendere e valorizzare, ai cittadini di riscoprire l’importanza del gesto quotidiano dell’acquisto locale perché ogni euro speso sotto casa è un investimento nella propria comunità.

Confesercenti invoca interventi immediati incentivi fiscali per i piccoli esercizi commerciali, normative regionali di tutela e valorizzazione del commercio nei borghi e nei quartieri storici, contributi a fondo perduto per chi decide di non chiudere e resistere, una moratoria immediata sulle promozioni selvagge prima dei saldi per garantire pari condizioni a tutti. Salvare un negozio non è solo salvare un’impresa. È difendere una rete di relazioni, una cultura della prossimità, una Sardegna viva e resistente conclude la nota.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »