Trentino Alto Adige/Suedtirol

Sta meglio il bambino precipitato dal terzo piano, la dottoressa: «Tanta fortuna e soccorsi rapidi» – Bolzano



BOLZANO. «Il fatto che si tratti di un bimbo di tre anni, e non di adulto, forse ha aiutato ad evitare conseguenze peggiori a differenza di quanto si potrebbe pensare. Parliamo infatti di un’anatomia in fase di sviluppo e quindi più “elastica”. Certo, ha contribuito la fortuna perché parliamo pur sempre di una caduta dal terzo piano». Così Elisa Bresadola, dottoressa del reparto di terapia intensiva dell’ospedale “San Maurizio”. Assieme a medici e soccorritori ha preso in cura il bambino che lunedì mattina è precipitato dalla finestra del civico 4 di via Bassano: ha impattato sull’asfalto dopo una caduta di nove metri.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei Carabinieri, il piccolo si è arrampicato su una sedia e poi sul termosifone della camera da letto. Da lì ha raggiunto la finestra, che in quel momento era spalancata ed è piombato nel vuoto. Si trovava in casa con la madre e i fratelli quando è successo. È stato soccorso da una vicina che, sentite le urla provenire dalla strada, ha attivato la macchina dei soccorsi.

Dottoressa Bresadola, la prima domanda è scontata: come sta il bambino?

Sta meglio ed è fuori pericolo di vita, anche se ha riportato traumi in diverse parti del corpo. Per ora abbiamo deciso di tenerlo monitorato nel reparto di rianimazione.

Si può tranquillamente definire un miracolo, vista la dinamica.

Diciamo che poteva facilmente andare peggio. È pur vero che un bimbo di tre anni, in piena fase di sviluppo, dispone di una struttura diversa rispetto ad un adulto. Hanno ad esempio delle cartilagini di accrescimento al posto di strutture ossee più rigide, soprattutto nella gabbia toracica. Questo pone dei vantaggi perché, mi passi il termine, dispongono di più elasticità.

Ovvero?

Parliamo delle cosiddette “fratture a legno verde”. Se prendo in mano un ramo acerbo e lo piego, non si spezza. Ma si storce solamente. Lo stesso avviene con il braccio di un bimbo di quell’età. Non si rompe. La completa evoluzione ossea avviene alla fine dell’adolescenza. Un ruolo, durante incidenti del genere, lo gioca anche la fisica.

In che modo?

Banalmente se peso 90 chili e cado da dieci metri di altezza sicuramente il mio peso svilupperà un’energia maggiore. Con un peso così leggero, invece, l’impatto sull’asfalto sarà più limitato.

Insomma, è andata bene.

Va ricordato che il trauma nella popolazione pediatrica, dopo il primo anno di vita, rappresenta la prima causa di morte. Purtroppo i bimbi, lo sappiamo, sono imprevedibili. Ne combinano di tutti i colori ed è veramente difficile a volte prevenire le loro azioni, pur avendo la massima attenzione da parte dei genitori o di chi li assiste. Sono fatalità che possono accadere a tutti.

Come avete ricostruito l’episodio?

Nessuno lo ha visto cadere, ma con le Tac riusciamo sempre a capire la dinamica dell’incidente e determinare il punto del corpo con cui si impatta sull’asfalto.

È stata una vicina di casa ad accorgersi del bimbo a terra, tra la strada e il marciapiede. In questi casi come ci si deve comportare?

Bisogna sempre avvicinarsi alle vittime degli incidenti, sia domestici che stradali, con molta cautela. In questo caso era fondamentale non girargli la testa e non fare ulteriori danni. Il bimbo infatti non ha mai perso conoscenza dopo l’impatto, ma era sicuramente molto spaventato. Noi medici e rianimatori a volte rappresentiamo l’ultimo anello della catena. Penso che tutti dovrebbero riuscire a praticare un massaggio cardiaco o effettuare una chiamata corretta al 112, dando indicazioni chiare e precise. In Alto Adige partiamo da un livello culturale già molto alto, ma bisogna mantenerlo.

Una chiamata corretta al 112 cosa comprende?

Chi telefona diventa automaticamente gli occhi della centrale operativa. Le domande che pone l’operatore sembrano banali, ma non lo sono affatto perché servono all’infermiere per valutare il mezzo più idoneo. In questo caso, essendo un paziente pediatrico, è stata allertata immediatamente un’ambulanza e il medico d’urgenza, che ha svolto le terapie sul luogo dell’incidente. Poi il bimbo è stato portato in rianimazione nel giro di pochissimi minuti.

Il reparto pediatrico dell’ospedale di Bolzano rappresenta un fiore all’occhiello della nostra Provincia.

È vero, abbiamo un sistema di soccorso pre-ospedaliero e intraospedaliero molto efficace. Si parla troppo spesso di malasanità, ma siamo cresciuti molto negli ultimi anni, anche come organizzazione. Dai rianimatori al primo soccorso, passando per la chirurgia.




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