Michela Lucenti e il Balletto Civile portano “Gente” alla Reggia di Venaria
La bellissima stagione di danza contemporanea, ideata da Piemonte dal Vivo per i Giardini Bassi della Reggia di Venaria prosegue stasera e domani con “Gente” di Michela Lucenti e i suoi strepitosi ballerini, cantanti e attori dell’ensemble Balletto Civile.
L’artista che ha detto: vado in scena solo per dire qualcosa che faccia riflettere, presenta il suo ultimo spettacolo (che definisce “itinerante e per luoghi insoliti”) dal vago titolo: “Gente”. E’ una pièce che parla di “gente ordinaria, gente comune, a prima vista una massa anonima ma che, indagata con un po’ d’attenzione, riserva molte sorprese”. L’ispirazione è tratta dalle cronache anni ’80 del geniale scrittore prematuramente scomparso, Pier Vittorio Tondelli. Riorganizzate in due volumi in forma di romanzo (il primo, dal titolo “Un weekend postmoderno” e il secondo, postumo, “L’ abbandono. Racconti dagli anni ’80”) sono un archivio frammentario, ma vivo, di un’Italia provinciale e urbana, colta nelle sue forme creative più diverse, e spesso ignorate dalla cultura ufficiale: gruppi underground, garage-band, fanzine, micro-scene locali. Manifesti del passaggio dagli entusiasmi ideologici dei ’70 alle inquietudini degli ’80: yuppificazione e individualismo, tra underground e mainstream, esuberanza e malinconia. Esattamente il genere di cose e persone che interessano e appassionano Michela Lucenti e i suoi sodali di Balletto Civile.
Nata a Genova, danz-attrice, coreo-regista, curatrice di rassegne e Festival tra Modena e Bologna, docente universitaria, Lucenti è di casa anche in molti luoghi di Torino, dal Teatro Astra al Teatro Perempruner di Collegno (memorabile il suo spettacolo-indagine sul vissuto del Manicomio) e, di recente, al Cafè Muller (dove Caterina Mochi Sismondi ha proiettato una docu-intervista lucentiana durante il suo assolo live).
Nomade per vocazione, per sette anni Michela Lucenti ha collaborato con il Teatro della Tosse di Genova e con l’Ert in Emilia, lavorando col regista Valter Malosti alla valorizzazione del rapporto tra testo, parole e movimento degli attori. La tensione etica che caratterizza tutta la sua carriera si manifesta anche nell’ attualizzazione dei classici, riletti guardando le crisi e i conflitti del presente. Eppure, in tutti i suoi lavori, anche nei più pessimistici e cupi, balzano fuori all’improvviso, nei momenti più inattesi, azioni burlesche e battute dissacranti che fanno davvero ridere a crepapelle. Pasionaria sempre, ma con distanza critica, da straniamento brechtiano.
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