Stava, 40 anni dopo. Per non dimenticare una tragedia costata 268 vite – Cronaca
TRENTO. Cinquanta secondi. Meno dell’attesa distratta fra il rosso e il verde del semaforo. Cinquanta secondi sono il lasso di tempo che separa il cedimento dell’argine del primo bacino di decantazione a servizio della miniera di fluorite di Prestavèl (che poi crollerà su quello inferiore) e l’impatto con l’abitato di Stava. Una colata di fango e detriti, che avanza con una velocità di 25-30 metri al secondo. Immaginate un mostro insaziabile, fatto di sabbia e limo: divora vite, alberi ed edifici, fino a raggiunge la confluenza fra il rio Stava e il torrente Avisio.
L’acqua, impastata alla terra, si porta via tutto. La piana è ridotta ad un deserto grigio e muto. Il bilancio mette i brividi ancora oggi, a quarant’anni esatti dal disastro, causato dalla cieca sete di profitto e dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse ambientali: 268 vittime, tra uomini, donne e bambini. Per questo l’anniversario della catastrofe diventa un monito attuale.
Sono passati 40 anni da quel 19 luglio 1985, ma il Trentino non può dimenticare. E domani arriverà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.