Abruzzo

la Cgil chiede fatti contro crisi e povertà


Con le ferie alle porte la Cgil di Chieti lancia l’allarme: «Ci aspetta un autunno più caldo che mai – avverte Franco Spina, segretario generale provinciale – e le scelte non possono più essere rimandate».

Dopo l’ennesimo dato negativo sulla produzione industriale, che a livello nazionale registra un arretramento da 28 mesi e una perdita complessiva di oltre 46 miliardi di euro, la provincia di Chieti non fa eccezione. «Assistiamo – spiega Spina – a una preoccupante discussione continua sul futuro del settore automotive, ma senza una strategia vera di riconversione e rilancio. Aziende che stanziano milioni per incentivare l’uscita dei lavoratori e poco per ammodernare gli stabilimenti non fanno che ridimensionare l’occupazione e la competitività».

Negli ultimi dieci anni, nella provincia sono già andati persi oltre quattromila posti stabili nell’automotive. E il 2024 ha visto un’esplosione degli ammortizzatori sociali: oltre un milione e duecentomila ore in più solo a Chieti. «Non possiamo più sperare in una congiuntura internazionale favorevole – incalza la Cgil – ma pretendere dalle aziende investimenti seri e dai decisori politici un piano industriale, infrastrutturale e sociale di lungo respiro».

Sul banco degli imputati anche il ritardo nella transizione all’elettrico, i costi dell’energia, la mancata valorizzazione della Zes e la scarsa chiarezza sullo stato di attuazione del Pnrr e del riconoscimento dell’area di crisi complessa. «Abbiamo bisogno – sottolinea Spina – di strumenti straordinari per una fase straordinaria, risorse vere chieste con forza al governo e all’Europa, perché questo territorio è già in sofferenza».

Non manca un richiamo alla sanità, dopo l’aumento dell’Irpef e i ripetuti piani di riorganizzazione che lasciano le aree interne senza servizi adeguati: «Dopo quattro piani differenti, conti in rosso, medicina territoriale che arranca, a cosa dovranno ancora rinunciare i cittadini abruzzesi?».

Infine un appello alla responsabilità: «Non basta più dire che il quadro è complesso – conclude la Cgil – occorrono scelte coraggiose e immediate per tutelare lavoro, imprese, sanità e coesione sociale. Dopo le ferie, per chi potrà farle, ci aspetta un autunno rovente».


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