Informazione Campania – SALERNO – IL CLARINETTO DI RAFFAELE E NICOLA BERTOLINI NELL’ATRIO DEL MUSEO DIOCESANO
La seconda serata del cartellone estivo di Salerno Classica, firmato da Costantino catena e organizzato dall’Associazione gestione Musica, presieduta da Francesco D’Arcangelo, festival sostenuto dal ministero della Cultura e dalla Regione Campania, in collaborazione con Salerno Sacra e il patrocinio morale del Comune di Salerno, Fondazione della Comunità Salernitana, è dedicata interamente al clarinetto. Protagonisti, venerdì 18 luglio, alle ore 20,30, nell’atrio del Museo Diocesano di Salerno, saranno Ilario Ruopolo e Giuseppe Vitolo al violino, Paolo Di Lorenzo alla Viola, lo stesso Francesco D’Arcangelo al cello, con ospiti i clarinettisti Nicola e Raffaele Bertolini che suonerà il clarinetto basso.
Il clarinetto è per Wolfgang Amadeus Mozart, insieme alla viola, proprio per il timbro morbido e sfumato, uno dei più amati e assurge al rango di protagonista per le manifestazioni più delicate ed introspettive nell’ambito della ricerca espressiva. Il carattere distensivo e affabile del Larghetto del Quintetto per clarinetto e archi K581, che inaugurerà la serata, uno dei momenti di pura poesia Larghetto in re maggiore emerge un canto elegiaco del clarinetto, sostenuto dagli archi in sordina; si rimane, così, come rapiti dalla bellezza del tema del clarinetto, che inanella come una collana madreperlacea di suoni palpitanti sfruttando anche il suo vellutato registro più grave; è un vero e proprio gioiello sonoro, questo canto dalle linee lunghe e distese, con passi di intensità traboccante e commovente, la cui cantabilità sentimentale viene come cullata nel morbido abbraccio degli archi. Omaggio a Giacomo Puccini con Crisantemi per quartetto d’archi. Lo stesso Giacomo Puccini riconobbeche il suo vero talento risiede “solo nel teatro”, e quindi le sue opere non operistiche sono comprensibilmente poche. Ma ce ne sono molte di più di quanto si possa immaginare. Il quartetto d’archi era un medium per il quale Puccini aveva una certa affinità innegabile, e nel corso degli anni ne compose cinque o gruppi di pezzi. Tutti questi pezzi di quartetti d’archi sono stati davvero dimenticati tranne l’elegia, Crisantemi (“Chrysanthemums”), che Puccini scrisse nel 1890 – in una sola notte, disse – come risposta alla morte del Duca di Savoia. Crisantemi è un movimento singolo, scuro, continuo. Puccini trovò le sue due idee melodiche liquide degne di essere riutilizzate nell’ultimo atto della sua opera, Manon Lescaut, del 1893. Quasi mai ascoltato nel suo originale quartetto d’archi, Crisantemi frequentava i palcoscenici musicali delle orchestre del mondo in un arrangiamento per orchestra d’archi per tutto il XX secolo.
A seguire, la comunicativa pagina composta per clarinetto basso ed archi da Michele Mangani la Fantasia dedicata a Rocco Parisi, un’esplosione di stili e colori, che celebra la potenza evocativa del suono e la libertà espressiva della musica d’autore. Una partitura che celebra il clarinetto come voce universale, capace di unire epoche, generi e passioni, inseguendo scie sonore di un archivio sconfinato.
Il legame di Carl Maria von Weber con Mozart è di parentela. Originario di una famiglia che vantava sia origini aristocratiche che trascorsi musicali, Weber aveva una cugina, Constanze, che nel 1782 sposò Wolfgang Amadeus Mozart. Durante il suo primo periodo di permanenza a Vienna Mozart ebbe agio di approfondire la conoscenza dell’intera famiglia della futura moglie. Il cugino di Costanze un giorno avrebbe scritto un Quintetto per clarinetto sul modello di quello che Mozart aveva composto anni prima. Raffaele Bertolini lascerà, quindi, la ribalta a Nicola Bertolini per il quintetto che Carl Maria von Weber compose dal 1811 al 1815 per Heinrich Barmann. L’opera è scritta essenzialmente per porre in luce le indubbie risorse di virtuoso del clarinettista, in particolare nel finale “strappa applausi”, mentre agli archi è affidato un ruolo di mero accompagnamento in una sorta di “pocket concert” scritto per deliziare il pubblico con i suoi effetti. Se questo giudizio è in parte condivisibile, non si può negare l’indubbio fascino esercitato da quest’opera, che è rimasta costantemente in repertorio, e che sapientemente mescola tratti preromantici, brillantezza Biedermeier e classicismo viennese. Ascolteremo, però, solo il breve Adagio ove si compie una singolare metamorfosi, perché la Fantasia con cui intitola il movimento è una vera e propria aria da concerto. Finale brillantissimo con
Sholem, Aleichem, Rov Feidman! per clarinetto e archi di Bela Kovacs,
Questo delizioso lavoro non è altro che un ispirato tributo concertistico alla straordinaria tradizione del clarinetto klezmer. Il klezmer è la musica tradizionale degli ebrei ashkenaziti dell’Europa orientale. Dai suoi secolari antecedenti nelle piccole orchestre d’archi degli shtetl del vasto Impero russo, ha raggiunto una popolarità mondiale. In questo paese, fu portato dagli immigrati di lingua yiddish durante le grandi migrazioni di fine Ottocento e inizio Novecento. Una volta qui, l’incontro tra musicisti klezmer e jazz americano ha dato vita a reciproci scambi di influenze musicali. Da George Gershwin e Benny Goodman ai musicisti di studio di Los Angeles che suonavano per i famosi cartoni animati dei primi anni del Novecento, non sono mancati esempi sfumati di questo interscambio. Negli Stati Uniti, soprattutto a New York, durante gli anni Settanta, si è assistito a una rinascita dell’interesse per il klezmer, e da allora questo interesse non ha fatto che crescere. Indissolubilmente legato alle caratteristiche musicali dei canti e dei rituali della sinagoga, il klezmer è il suono della tradizione ebraica. Sholem Aleichem Rov Feidman! è il veicolo perfetto per tutto questo. Inizia con un lamento simile a una cadenza, per poi trasformarsi presto in una melodia di largo. Nella migliore tradizione della musica dell’Europa orientale, procede gradualmente, aumentando il tempo. E, man mano che accelera, la melodia si arricchisce di tradizionali riff klezmer per clarinetto l’intonazione variabili, abbellimenti, asimmetrie ritmiche e suoni laceranti nel registro acuto, in un avvincente mélange della dolorosa storia del popolo ebraico e dei suoi coraggiosi tentativi di trovare un po’ di gioia e conforto nella musica. Finale altamente virtuosistico nel segno ancora della musica Klezmer, con Let’s be happy, di Giora Feidman.
Prossimo appuntamento domenica 20 Luglio 2025 ore 20:30 nell’ atrio del Museo Diocesano di Salerno con un tributo ad Astor Piazzolla con “Milongando”… l’arte del tango
Con l’Ensemble Meridies composto da Gennaro Minichiello al violino, Giovanna D’Amato al cello,
Manuel Petti alla fisarmonica e due coppie di ballerini, Gioia Abballe con Simone Facchini e Malena Veltri con Luis Del Gado.
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