“Con la mia riforma chi è sotto inchiesta a Milano ha evitato le manette”. Il sovraffollamento carcerario? “Evita i suicidi”
Il Nordio parlante – che l’intervista sia sulla carta oppure ancor meglio davanti a una platea – riserva sempre gustose e singolari sorprese. Come stavolta, quando alla Versiliana con un intervistatore “di area” come Stefano Zurlo del Giornale, e poi sul Corriere della Sera, con la sua consueta intervistatrice Virginia Piccolillo, il ministro della Giustizia non solo si vanta della sua legge sull’abuso d’ufficio che, tra l’altro, “grazia“ dall’arresto preventivo chi invece dovrebbe finire in custodia cautelare, ma espone pure una singolare teoria, che fa subito rabbrividire giuristi, magistrati, esperti di carcere, e cioè che “il sovraffollamento è una forma di controllo sui suicidi”.
E allora andiamo per ordine a scoprire le ennesime e davvero singolari sorprese che l’ex procuratore aggiunto di Venezia Nordio, pronto a vantarsi della sua esperienza in tema di tangenti per aver fatto la Tangentopoli veneziana nel 1992-94 e poi l’inchiesta sul Mose, ci riserva nelle sue ultime uscite. Tranquillo per il caso Almasri, convinto che tanto la sua forte maggioranza parlamentare non permetterà alcuna inchiesta, ecco Nordio intervenire per l’ennesima volta a gamba tesa in un’inchiesta giudiziaria. L’aveva fatto nel caso Genova, quando per ben due volte pubblicamente, sempre a mezzo stampa, aveva criticato il provvedimento che aveva portato agli arresti domiciliari l’ex governatore ligure Giovanni Toti. Lo rifà anche adesso. E addirittura tira in ballo il Pd che dovrebbe sostanzialmente essergli grato, visto che nessuno dei suoi a Milano è finito in carcere per l’inchiesta sulla gestione urbanistica.
Eccolo dire al Corriere: “Con la mia riforma, a Milano oggi hanno tutti evitato il carcere. Vorrei sapere cosa ne pensa il Pd”. Alla Versiliana era stato ancora più dettagliato: “Prima della mia riforma, queste persone sarebbero state messe in carcere e poi sarebbero state interrogate. Invece con la mia riforma fatta due anni fa, a cui tenevo moltissimo, abbiamo invertito i ruoli proprio per enfatizzare la presunzione di innocenza, perché si è presunti innocenti finché non interviene una condanna definitiva. La mia riforma di cui sono orgoglioso è quella di dire, prima ti interrogo, e se poi non mi convince, allora faccio scattare la custodia cautelare. Adesso questa riforma si applica a persone che non appartengono al mio schieramento politico. Ma semmai il punto è capire come quello schieramento politico che si era opposto alla mia riforma adesso giudica questo caso. Perché queste persone sarebbero già state in vinculis. Questo è il nostro orgoglio. Prima di mettere una persona in catene, bisogna pensarci dieci volte”.
Inutile spiegargli, come pure proprio Il Fatto Quotidiano ha scritto numerose volte, che il mancato arresto preventivo può provocare un indiscutibile inquinamento delle prove, nonché la sparizione delle prove stesse. Ma la sua idea è un’altra, la teorizza pubblicamente anche e cioè che dieci giorni in carcere possono traumatizzare fortemente una persona al punto da cambiare il suo stato di vita. Ecco allora pronta la sua legge sull’abuso d’ufficio, in cui c’è anche il divieto all’arresto preventivo, sostituito con un interrogatorio di garanzia con tanto di messa a disposizione dell’atto d’accusa.
È ben strana la concezione che Carlo Nordio ha del carcere che ad alcuni fa bene, e ad altri invece fa male. In quest’ultima categoria ci sono i colletti bianchi. E cade qui una sua seconda affermazione che lascia davvero stupiti. Eccola. All’intervistatrice che gli pone il problema dei detenuti che muoiono per via del sovraffollamento lui è pronto a rispondere così: “Due problemi gravi ma non connessi. Anzi, paradossalmente il sovraffollamento è una forma di controllo: alcuni tentativi di suicidio sono stati sventati proprio dai compagni di cella. È la solitudine che porta al suicidio. Ma soprattutto la mancanza di speranza e l’incertezza del domani. Molti si uccidono proprio quando è imminente la loro liberazione. Il sostegno psicologico è essenziale abbiamo stanziato risorse importanti”. Lo dice da due anni, ma i detenuti continuano a morire senza che nessuno se ne avveda.
Incredibile, solo a leggerlo. Una nuova teoria carceraria, che avrebbe fatto rabbrividire Alessandro Margara, il magistrato che, proprio come scrive Gnews, il quotidiano online del ministero della giustizia “fu tra gli ispiratori della riforma penitenziaria del 1986 nota anche come legge Gozzini”. Ma evidentemente quella legge non è tra le letture preferite di Carlo Nordio. Che in tema di sovraffollamento e suicidi deve obbedire al suo sottosegretario meloniano Andrea Delmastro Delle Vedove, che pensa di risolvere i problemi delle carceri con un nuovo servizio segreto interno, ma non certo obbligando ogni giorno il personale carcerario a essere più attento alle fragilità dei detenuti. Forse basterebbe questo per evitare qualche suicidio.
Invece cosa pensa di fare, al suo terzo anno di governo, quando i detenuti morti sono ben oltre i 200, l’attuale ministro della Giustizia? Boccia la proposta Giachetti e di Nessuno tocchi Caino, cioè una liberazione anticipata speciale che porti da 30 a 45 giorni il bonus annuale in caso di buona condotta, per riproporre quello che è già stato fatto con più di una legge tra il 2010 e il 2020. “Noi ora ci stiamo occupando di 10.105 detenuti definitivi, con pena residua sotto i 24 mesi, che possono fruire di misure alternative. Se solo la metà ne fosse riconosciuta meritevole saremmo già a buon punto”. Meloni e i meloniani, decisamente contrari a qualsiasi forma di indulto, non devono averlo sentito, perché la misura alternativa comporta i domiciliari, qualora il detenuto ne disponga. Peccato poi, e lui stesso lo ammette, che non bastano i magistrati di sorveglianza, né tantomeno il personale. Tant’è che, sempre al Corriere della Sera, Nordio parla di “un ampliamento della pianta organica dei magistrati di sorveglianza di 58 unità, due per ogni ufficio giudiziario”. Chissà dove li prenderà visto che gli organici sono a secco. Forse, come per il Pnrr e il civile, vorrà attingere ai pensionati. E poi vuole destinare “una parte cospicua” dei 6mila addetti all’ufficio del processo proprio alla magistratura di sorveglianza. Possiamo fare un facile pronostico? Perché tutto questo vada a regime forse passerà ancora un anno e quindi possiamo stimare almeno un altro centinaio di suicidi. Meno male che nel frattempo, grazie a Nordio, gli accusati di reati contro la pubblica amministrazione in custodia cautelare non ci vanno.
Source link