Nuovi sgomberi a Ponte Virgolo: «Ma sono lavoratori regolari senza una casa» – Bolzano
BOLZANO. Nuovi sgomberi, sotto ponte Virgolo e all’interno degli edifici abbandonati. In riva al fiume, ieri mattina all’alba, è intervenuta la Polizia Municipale su disposizione del sindaco Claudio Corrarati. Parallelamente gli uomini della Questura hanno denunciato quattro cittadini stranieri che da giorni dormivano allo Josefsheim (San Giuseppe), l’ex convitto di lingua tedesca che ora risulta dismesso.
Sono stati allontanati due cittadini pachistani e altrettanti marocchini che si erano introdotti nell’edificio, situato al civico 40 di via Castel Flavon, dopo aver divelto la recinzione. I quattro, di età compresa tra i 23 e i 32 anni, sono stati denunciati per invasione di terreni ed edifici. Chiuso nel 2007, l’ex convitto per apprendisti giace da anni in stato di abbandono. I lavori sarebbero dovuti partire nel 2008, poi, dopo la cessione all’Ipes avvenuta nel 2012, nel 2017, infine nel 2024.
Giovedì scorso è stato aggiudicato l’appalto: saranno realizzati, entro il 2028, 65 alloggi sociali.
Le tende rimosse
Sotto Ponte Virgolo invece si tratta dell’ennesimo sgombero. Gli agenti di tre pattuglie della municipale e due operatori della Seab sono intervenuti per smantellare il piccolo accampamento realizzato dai senzatetto sotto la campata in cemento della grande struttura. Quando le forze dell’ordine sono arrivate sul posto c’erano due persone di origine afghana (di 34 e 42 anni): informati di quanto stava per accadere, hanno raccolto le loro poche cose e si sono allontanati senza protestare.
Seab ha rimosso materiale abbandonato e rifiuti, mettendo in sicurezza l’area dal punto di vista igienico. Nelle prossime settimane – fanno sapere dal Comune – continueranno gli sgomberi nelle aree in riva al fiume e negli edifici abbandonati.
La protesta
Critiche sono arrivate, poco dopo l’intervento di ieri, da parte di Bozen Solidale. «Lo sgombero sotto alcuni ponti di Bolzano – spiega l’associazione – rappresenta l’incapacità di mettere in pratica un’accoglienza dignitosa per le persone senza fissa dimora. Le centinaia di persone fatte uscire dai “centri di accoglienza” non si sono volatilizzate dal territorio ma continuano, nella stragrande maggioranza dei casi, a lavorare e a cercare di sopravvivere nella provincia più ricca d’Italia. Per loro, infatti, la casa è una chimera e il tessuto sociale poco accogliente e respingente peggiora una situazione che in altre città italiane è stata risolta con raziocinio e buon senso».
Secondo Bozen Solidale «sono duecento le persone che si trovano in condizioni degradanti e con la costante tagliola di essere sgomberati». Si tratta anche di persone che effettuano consegne a domicilio e lavorano per conto di grandi aziende di delivery. «Le persone sgomberate erano lavoratori regolari, che consegnano pasti in giro per la città – conferma Bozen Solidale -. Inutile ripetere, peraltro, che le persone migranti, che spesso coincidono con i senza dimora, sono le stesse che tengono in piedi l’economia della provincia. Basterebbe poco ma si continua a ragionare di pancia mettendo in pratica politiche sempre più repressive».