Cultura

Pink Breath of Heaven – Colors Make a Sound

La scena shoegaze di San Francisco è una delle più vibranti e in continua evoluzione negli Stati Uniti, con una tradizione che affonda le radici negli anni ’90 e una nuova ondata di talenti che sta ridefinendo il genere.

Preceduti da band come i Deafheaven e Astral (i primi hanno creato il termine “blackgaze” per descrivere la loro fusione di black metal e shoegaze, mentre i secondi sono noti per la forte influenza dal genere shoegaze che include band come i My Bloody Valentine) i Pink Breath Of Heaven sono una delle band emergenti più interessanti della città.

La band si compone di Liv Field (voce e chitarra ritmica), Rex John Shelverton (chitarra solista, produzione, missaggio e mastering), Mario Cataruzolo (basso) e Tash de Valois (batteria).

Il progetto è stato concepito da Liv Field e Rex John Shelverton. Rex è molto noto nel circuito locale per essere stato un componente della band Bellavista ma anche per la sua collaborazione con Tamaryn, l’artista neozelandese ma ormai di stanza a Los Angeles e ha curato la produzione di “Colors Make a Sound”.

Credit: Bandcamp

Entrare nel loro universo sonoro fatto di shoegaze liquido, psichedelia crepuscolare e dream pop malinconico è solo una questione di attimi. L’album si apre con un brano le cui note eteree e avvolgenti si mescolano con il suono del vento, le chitarre riverberate creano un’atmosfera sospesa e onirica. La voce di Liv Field è quasi sussurrata, come una brezza mattutina.

“See It Now” colpisce per le chitarre dilatate, l’ arrangiamento minimale, la riflessione personale che sfocia in quel “Some want life soon not later but I just want a way down“, la ricerca di un percorso verso una consapevolezza più profonda.

Il brano che dà il titolo all’album cattura l’essenza della psichedelia e dello shoegaze, un’invito a percepire la musica non solo come suono, ma anche come colore e forma. “I hear the colors make a sound“, “I Hear the colors sing“.

Linee di basso potenti e batterie ipnotiche non lasciano che l’album si possa ascoltare semplicemente. La voce di Liv, malinconica ed eterea, le chitarre riverberate e stratificate, ritmi lenti ma spesso incalzanti accompagnano l’ascoltatore in un viaggio emotivo, abbracciato da atmosfere che ti spingono ad abbandonarti, anche ad arrenderti, lasciarti andare, dimenticare la frenesia e giocare con i sensi.

San Francisco, tra le sue nebbie e la malinconia è il luogo dove questo album trova una connessione più vasta, tra sogno e consapevolezza.

“Colors Make a Sound” è un album introspettivo, che ci immerge in uno spazio interiore. Le voci, spesso sepolte e quasi smarrite tra i suoni, non dominano il brano ma ci invitano a riflettere, sentire e perderci nei nostri pensieri.


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