Toscana

Cantiere di via Filzi, le cifre in ballo e i topi nelle terrazze. Le interviste al sindaco e a un residente


L’immobile di via Fabio Filzi, che dovrebbe diventare il futuro comando della polizia municipale, è di proprietà di una banca, la Iccrea. I rapporti con l’amministrazione, che con loro aveva stipulato un contratto di leasing in costruendo, sono stati altalenanti. Ci sono state molte missive tra i due soggetti che hanno riguardato i ritardi, la necessaria vigilanza sulle aziende realizzatrici dell’opera, sugli step di pagamento e poi su tutti gli incagli che hanno portato a definire questo come un cantiere abbandonato.

Lo stato di fatto attuale vede il Comune di Arezzo citato in tribunale proprio da Iccrea perché reputa illegittima la risoluzione del contratto e chiede un milione e 600mila euro di danni all’amministrazione. “Mi dicono i miei avvocati – ha detto il sindaco alla fine del consiglio comunale – che si tratterebbe di una cosiddetta causa temeraria per la quel non c’è fondamento”. 

Intanto però ci sono dei contatti tra le due parti perché la giunta Ghinelli ha deciso di andare avanti sulla strada intrapresa e vede come unica via di uscita quella di acquistare il progetto, i terreni e lo stesso immobile allo stato attuale dei lavori che in sostanza sono stati fatti da una ditta che ha ricevuto il subappalto e che rappresentano un 10% rispetto al totale. 

Questo dialogo in atto vede da una parte Iccrea che porrebbe come base per la vendita una cifra di 2 milioni e 600mila euro, tanto quanto sarebbero le risorse che ha impegnato finora, e l’amministrazione che può mettere sul piatto una cifra diversa, più basse, “le due cifre sono lontane” ci aveva detto qualche settimana fa lo stesso sindaco Ghinelli. L’area è stata periziata e il tentativo di trovare un accordo continua. 

Intanto la vita quotidiana in via Filzi è quella raccontata da un giovane residente che ha casa in via Masaccio e le sue finestre e la sua terrazza si affacciano in quello che era il giardino interno dell’asilo nido Sant’Antonio che qui si trovava fino a che la struttura, di proprietà della Diocesi non lo spostò adiacente alla chiesa di Saione. 

“Anche ieri ho trovato un topo in terrazza” ha raccontato Riccardo Tommassini che ha anche osservato come “le chiusure alle finestre che hanno messo con quei mattoncini non sono un buon deterrente, ho visto gente scavalcare con i cani al seguito anche durante i lavori stessi. Siamo molto preoccupati anche sul lungo periodo, sulle vasche delle fondamenta che si riempiranno d’acqua facilmente se non verranno tombate”.

Al momento questo è l’unico lavoro che manca da fare. Infatti nei mesi di maggio e di giugno il Comune ha emesso delle ordinanze per i proprietari chiedendo loro di ripristinare una condizione di sicurezza e di salubrità. Così i vasconi delle fondamenta sono state svuotate dall’acqua di falda e piovana accumulata, l’area di cantiere è stata ripulita e sono state murate le finestre e tutti gli accessi. Così l’intento è quello anche di tenere lontane le persone indesiderate che qui bivaccavano, spacciavano e facevano uso personale di droga. Era stata richiesta anche la tombatura delle fondamenta, ma questo lavoro di ripristino non è stato compiuto.


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